Nuova Darsena, idrogeno e investimenti. Il piano di Livorno per i porti dell’alto Tirreno

di Leonardo Parigi

Va a chiudersi un 2024 segnato da una forte instabilità mondiale, e anche tante novità elettorali. Da Suez a Gaza, dall’Ucraina alle elezioni Usa, quali sono gli effetti su uno scalo come quello di Livorno, e quali le prospettive per il prossimo anno?

“Gli ultimi anni hanno segnato profondamente la storia del trasporto marittimo. Appare ormai chiaro a tutti come il mondo dello shipping si stia adattando a vivere in una situazione di crisi continue, nella quale la dimensione geopolitica e quella economica appaiono perfettamente concatenate tra di loro. La crisi del Mar Rosso e il conseguente reindirizzamento dei traffici a sud del Capo di Buona Speranza ha sicuramente avuto ricadute negative sui porti del Mediterraneo, a cominciare da quelli dell’Adriatico. Anche il porto di Livorno ha subito dei contraccolpi negativi, specie di tipo indiretto sulla produzione industriale del proprio hinterland, con un effetto trascinamento che si è sentito in particolare nel 2023. Il 2024 è invece un anno nel quale i porti del sistema stanno gradualmente ricominciando a salire la china, lasciando intravedere un primo recupero, soprattutto in alcune tipologie di traffico.

A settembre, ad esempio, la movimentazione del traffico rotabile è aumentata del 5% nei 9 mesi rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Stabili i prodotti forestali, mentre i container stanno facendo registrare percentuali di recupero, passando dal -9% del primo trimestre al -6% del secondo trimestre e al -3% di settembre. Si sta quindi delineando una tendenza di miglioramento che mi auguro possa completarsi all’inizio del nuovo anno, grazie anche all’impegno di tutti gli operatori interessati”.

Darsena Europa, a che punto siamo e qual è il cronoprogramma?

“Conclusosi positivamente il lungo e articolato procedimento tecnico amministrativo sulla valutazione di impatto ambientale, e acquisita dalla Commissione Europea la comfort letter che certifica la compatibilità degli investimenti pubblici con la legge sugli “Aiuti di Stato”, la struttura commissariale ha ricevuto il 7 di ottobre dal Rti affidatario il progetto esecutivo relativo alla realizzazione delle dighe foranee e degli interventi di dragaggio. Il progetto, che comprende anche il piano di monitoraggio, è attualmente in fase di verifica tecnica e sarà approvato in tempo utile per cercare di avviare le opere marittime entro l’anno o all’inizio del 2025, lavori di opere foranee che richiederanno circa 5 anni. Nel frattempo, sono in corso i lavori di consolidamento della prima cassa di colmata. Entro la fine del 2025 avremo consolidato i primi 80 mila mq del terreno e nel giro del 2026 tutta la colmata sarà consolidata”.

Buoni i numeri dei passeggeri e delle rinfuse, resta invece indietro l’export. Dopo il Covid si è parlato a lungo di una nuova “natura” dei porti e dei terminal, che devono essere più hub e meno semplici gateway di transito. A che punto siamo, secondo Lei? Esiste la reale possibilità di ripensare ai porti in quanto punti attivi della catena logistica?

“I porti sono oggi pienamente inseriti in una dimensione geo-economica nella quale stanno via via trovando piena conferma le dinamiche commerciali che avevano cominciato svilupparsi nell’era Covid. Nell’ottica di una progressiva regionalizzazione e accorciamento delle catene del valore, gli scali portuali nazionali devono saper sfruttare la propria centralità geografica e porsi come punto di raccolta e transito delle merci provenienti dai paesi del Nord Africa. Allo stesso tempo diventa fondamentale puntare su una maggiore integrazione della catena logistica, che passa dal pieno sviluppo delle Zone Logistiche Semplificate a servizio delle imprese.

Già da tempo cerchiamo di operare anche in una logica di attrazione e di insediamento di imprese a livello più territoriale, ad esempio in una logica di sistema porto-interporto e tra porti e territori del sistema. Va però aggiunto che già oggi i porti italiani sono pienamente integrati nella filiera dei trasporti, fungendo spesso e volentieri da elemento di stimolo per l’efficientamento dei traffici intermodali e da elemento proattivo per l’implementazione degli interventi green connessi alla decarbonizzazione del settore. Non a caso, si parla di hub energetici”.

L’intesa tra Livorno e Damietta rappresenta un nuovo punto di partenza per i collegamenti. Quanto potrebbe portare, secondo Lei, anche per dinamiche di reshoring?

“L’intesa tra Livorno e Damietta si inserisce pienamente nella strategia nazionale ed europea di valorizzazione della dimensione euro-mediterranea dei nostri porti. La marcata regionalizzazione dei traffici commerciali richiede la messa in campo di nuove iniziative che favoriscano l’intercettazione, se non addirittura la creazione, di nuove filiere industriali sul fronte energetico. Uno degli obiettivi strategici dell’Adsp è proprio quello di creare le basi per la nascita di una vera e propria catena del valore dell’idrogeno, una “Hydrogen Valley per la costa toscana”, a servizio della navigazione, della logistica e degli impianti industriali dell’Alto Tirreno.

Da questo punto di vista, l’accordo con il porto di Damietta risponde “all’obiettivo di acquisire un ruolo strategico nel costituendo sistema di import dell’idrogeno da paesi terzi, con la conseguente creazione di infrastrutture per lo stoccaggio, la distribuzione e l’utilizzo”.

Quali sono le prospettive per il 2025 per la movimentazione dei crocieristi, e qual è la quota di traffico merci/passeggeri alla quale punta l’Adsp per il prossimo anno?

“Dalle attuali stime di traffico emerge come i porti del Sistema abbiamo movimentato a settembre il 40% in più di crocieristi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i passeggeri dei traghetti sono cresciuti dell’8% su base annuale. I numeri parlano chiaro ed evidenziano un progressivo recupero sui livelli del 2019, recupero che potrebbe già dirsi raggiunto alla fine di quest’anno. Dopo quindi alcune stagioni complicate dal blocco generato dalla pandemia, il comparto torna a guardare con fiducia al proprio futuro. Sotto questo punto di vista, il 2025 potrebbe rappresentare per il Sistema un nuovo anno record, superiore anche ai dati del 2019. Quanto agli altri traffici, l’auspicio è quello di riuscire ad invertire pienamente la rotta di questi due ultimi anni e riuscire a mettere a segno nuovi incrementi percentuali su tutte le tipologie di traffico, a cominciare dai container.