Tanti cantieri Pnrr affollano la rete ferroviaria italiana, e oltre 13 miliardi di euro sono investiti da qui al 2032. A cosa punta l’Italia con un investimento di questo tenore, anche sul lato merci?
“La visione è di dotare l’Italia di una rete ferroviaria moderna che supporti sia la mobilità delle persone sia lo sviluppo economico legato alla logistica e al commercio internazionale, mirando a una maggiore sostenibilità ambientale e competitività economica. L’investimento massiccio è necessario per rafforzare la competitività del paese e sostenere la transizione verso una mobilità più sostenibile. L’obiettivo principale è modernizzare e potenziare le infrastrutture esistenti, migliorando la qualità del servizio per i passeggeri e facilitando il trasporto delle merci su ferrovia, un elemento cruciale per alleggerire il traffico su strada e ridurre l’inquinamento.
Per il settore merci è basilare rendere la rete ferroviaria più efficiente in termini di capacità e velocità, riducendo i tempi di transito e migliorando l’accessibilità ai principali hub logistici e portuali. Un investimento che punta a migliorare l’interconnessione tra le diverse aree economiche del Paese e con il resto dell’Europa, rendendo l’Italia un nodo logistico fondamentale”.
Porti e interporti devono crescere in digitalizzazione, ultimo miglio e tecnologia. Quali sono i prossimi passi per arrivare a questi risultati?
“Col Piano nazionale complementare e il Pnrr ci sono circa 3,5 miliardi di euro a disposizione per digitalizzare e modernizzare i porti e interporti italiani. Di questi fondi, 250 milioni sono stati stanziati per migliorare le infrastrutture dell’ultimo miglio; altri 250 milioni sono stati riservati dal Pnrr per sviluppare le piattaforme digitali, essenziali per la gestione smart dei porti, degli interporti e degli operatori economici, e per monitorare il flusso delle merci in tempo reale.
Oltre 900 milioni sono destinati alla sostenibilità, con investimenti in tecnologie green come il cold-ironing, l’elettrificazione delle banchine per ridurre le emissioni inquinanti delle navi in sosta. Per lo sviluppo dell’accessibilità marittima e per la resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici ci sono sul piatto circa 1,5 miliardi. E per l’aumento selettivo della capacità portuale, altri 400 milioni. Questi investimenti mirano a ridurre i tempi e i costi di trasporto, facilitare la logistica, e rendere i porti più sostenibili e competitivi”.
Il progetto del ponte sullo stretto è realizzabile nonostante numerosi pareri contrari? Cosa può portare come beneficio, rispetto ai costi previsti e potenziali anche in ottica ambientale?
“Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina non solo è realizzabile, ma è alquanto strategico per l’Italia. La costruzione andrà a generare oltre 100.000 posti di lavoro diretti e indiretti, favorendo un significativo sviluppo economico del Sud. Il ponte consentirebbe una riduzione dell’inquinamento con tempi di collegamento più rapidi, con benefici quindi sia per l’ambiente che per l’economia locale. L’opera rappresenta un investimento nel lungo termine, destinato a migliorare la competitività e l’integrazione della Sicilia con il resto dell’Europa col completamento del corridoio strategico Palermo-Helsinki”.
Con i valichi alpini chiusi, l’Italia soffoca. Come potenziamo le nostre direttrici di trasporto verso l’Europa centrale?
“Il Mit ha una visione orientata a fare dell’Italia un hub logistico sostenibile e competitivo, essenziale per il commercio europeo. Attualmente, oltre 200 milioni di tonnellate di merci attraversano ogni anno le Alpi, con il 70% che si muove su gomma, creando congestione e impatti ambientali significativi. Per rispondere a queste sfide, abbiamo investito circa 25 miliardi di euro per potenziare le linee ferroviarie, con progetti chiave come il Terzo Valico dei Giovi e la Torino-Lione.
Queste infrastrutture consentiranno di trasferire buona parte delle merci dalla strada alla ferrovia, riducendo il traffico e le emissioni inquinanti. In conclusione, ci tengo a sottolineare gli ottimi rapporti con la Svizzera, partner strategico per la gestione dei flussi attraverso le Alpi”.
Leonardo Parigi