Quanto inquina il settore dello shipping? E quanto quello della logistica nel suo complesso assoluto? Difficile dirlo, in realtà. Esistono numerosi studi scientifici in materia, e ogni associazione di categoria in tutto il mondo è pronto a fornire alcuni dati specifici. Ma non basta, se il mondo dei trasporti vuole realmente arrivare a essere un esempio di efficace decarbonizzazione. Gli accordi di Parigi del 2015 identificavano il trasporto come uno dei segmenti più importanti da monitorare. E non soltanto per le emissioni date fino a quel momento, ma in virtù del fatto che si aspettava una crescita della supply chain. Crescita che, nonostante la pandemia, l’inflazione mondiale e le gravi crisi internazionali, c’è stata. Spinta soprattutto dall’e-commerce, la logistica è cresciuta, si è modificata e vive sempre più di un’integrazione fra dati digitali ed efficacia del trasporto anche come mezzo.
Dal 2024, la direttiva UE 2023/959 estenderà l’Eu Ets (Emission Trading System) al trasporto marittimo, imponendo limiti alle emissioni di CO2. Questa mossa, che mira a ridurre del 43% le emissioni entro il 2030, presenta sfide tecniche e logistiche per gli armatori, richiedendo innovazioni nel tipo di combustibile e nelle infrastrutture portuali, in un settore cruciale per il commercio globale. L’International Maritime Organization (Imo) sta portando avanti il dibattito su misure “a medio termine” giuridicamente vincolanti per aiutare l’industria marittima a raggiungere un livello zero di emissioni nel trasporto, come stabilito nella strategia Imo 2023. L’adozione delle misure è prevista per la fine del 2025. Le misure a medio termine includono l’istituzione di uno standard globale per i carburanti marittimi e un meccanismo globale di tariffazione per le emissioni di gas serra delle navi. L’obiettivo è garantire una transizione giusta ed equa al trasporto a zero emissioni entro o intorno al 2050, tenendo conto delle diverse circostanze nazionali.
Costi alti per l’armamento
“La decarbonizzazione dell’industria marittima è una grande sfida, ma anche un’opportunità per allineare il settore del trasporto marittimo internazionale con gli impegni globali sul cambiamento climatico e sulla sostenibilità”, ha affermato Arsenio Dominguez, nuovo segretario generale dell’ente con base a Londra. Intanto, in Italia, il mondo armatoriale si schiera contro l’aumento dei costi stimati per il 2024 per il sistema Ets, considerando che la quota è di circa 3 miliardi di euro. Assarmatori e Confitarma hanno inviato al Comitato di esperti nominato in seno al Cipom (Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare) e al capo di gabinetto del Ministero per le Politiche del Mare e la Protezione Civile, Riccardo Rigillo, l’aggiornamento del documento “La rotta verso il net zero. Insieme per decarbonizzare il settore marittimo”, redatto insieme a Eni con la collaborazione di tre delle più grandi aziende produttrici di motori navali (Wärtsilä, WinGD e Man Energy Solutions), oltre a Unem, Federchimica/Assogasliquidi, Assocostieri e Rina, che ha supervisionato il lavoro di 40 esperti iniziato nel marzo scorso.
“Il documento spiega una nota congiunta delle due organizzazioni dell’armamento italiano, definisce un orientamento strategico, a partire dall’analisi dell’evoluzione tecnologica dei motori e dalla disponibilità, anche in termini di infrastrutture, di vettori energetici a ridotta intensità carbonica. Tale lavoro contiene, inoltre, un’articolata analisi delle opzioni disponibili per la decarbonizzazione del settore basata sull’ottimizzazione delle curve di costo e le disponibilità tecnologiche nel breve e medio termine, per consentire agli armatori di rispondere ai target del regolamento FuelEU Maritime, ai requisiti della direttiva Ets e Imo, nonché agli altri ulteriori adempimenti nazionali.
Secondo la ricerca condotta anche da Rina e contenuta nell’aggiornamento del documento, l’estensione del sistema Ets al trasporto marittimo comporterà dunque nel 2024 più di 3 miliardi di costi da parte delle compagnie a causa delle emissioni di CO2 prodotte. Il dato è stimato sulla base delle emissioni rendicontate nel sistema Eu Mrv (Monitoring, Reporting, Verification) nel 2022, tenuto conto di un periodo di introduzione graduale dell’Ets che prevede vengano restituite nel 2025 le quote solo per il 40% delle emissioni di CO2 relative al 2024 e considerato il valore delle quote di CO2 (Eu Allowances – Eua) pari a un valore medio di 100 euro per tonnellata di anidride carbonica.
Leonardo Parigi