Secondo i dati di Eurostat, il traffico merci su ferro ha fatto registrare un forte aumento nel 2021, e non solo rispetto all’anno precedente – per ovvie ragioni. Tornando a livelli pari al 2018, e superando il 2019, le ferrovie europee hanno iniziato quel piano di sviluppo strategico fortemente voluto da Bruxelles, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e per iniziare a slegarsi da un mercato prevalentemente globale. Ma parliamo di timidi segnali, anche se la strada appare tracciata. “Gli investimenti nel mondo ferroviario necessitano di tanti anni perché si possa tracciare una linea effettiva, ma c’è una consapevolezza nuova nel mondo della logistica: se voglio allargare i mercati ed essere competitivo, il vettore ferroviario è indispensabile”. Questo il pensiero alla base di Rino Canavese, oggi Presidente dell’Interporto di Novara, ex Presidente dell’Autorità Portuale di Savona. “Consideriamo lo scenario più ampio. Dieci anni fa, le imprese ferroviarie si contavano sulle dita di una mano. In questi anni, complice la tecnologia e i tanti investimenti internazionali e nazionali, abbiamo assistito a una crescita enorme delle aziende del settore, che possono garantire un ventaglio di opportunità totalmente diverso rispetto al passato”.
“Se alcuni settori erano già all’interno di un circuito ferroviario maturo, come ad esempio gli interporti presenti sul Corridoio Reno-Alpi, ora assistiamo anche a una revanche del traffico merci su diversi segmenti. Dobbiamo poi considerare che i treni che passano su questi centri non hanno a che fare con gli scambi portuali, ma movimentano principalmente il mercato industriale europeo. Questi dati ci dicono che il traffico è cresciuto in maniera significativa, anche per i tanti investimenti portati avanti sugli interporti”. Prosegue ancora Canavese, con una lunga esperienza anche nel Gruppo Gavio: “Se vogliamo uscire dal cerchio delle mezze verità, dobbiamo dirci chiaramente che non possiamo continuare a servire solo il mercato interno. È vero che i lavori del Terzo Valico sono in essere, ed è una buona notizia, ma conosciamo anche bene il fatto che dopo Rivalta Scrivia o Tortona, il traffico torna ordinario. Ma è davvero un male? Se guardiamo all’estero, vediamo come in Germania si stia lavorando per implementare e far crescere i centri intermodali, in maniera tale da avere sufficienti volumi di merce da poi ulteriormente smistare via treno. Questo è uno dei fulcri dell’intera catena logistica, in grado di dare un valore aggiunto notevole per tutta la filiera. Ma su queste realtà c’è un investimento scarno della politica, anche perché fa poco ‘numero’ rispetto ai dati di un porto. Eppure, senza il primo, il secondo non ha di che muoversi”.
Temi annosi, che Canavese affronta con trasparenza. “Diciamoci la verità: guardando all’intero arco ligure, nessuno degli scali – dalla Spezia a Vado – è in grado di completare treni da 750 metri con regolarità di servizio. A Novara arriviamo al massimo a 680 metri, ma non è solo una questione di orografia, per quanto certamente ci siano chiare ed evidenti differenze con le pianure centro-europee. Se aspettiamo la quadruplicazione dei binari fino a Milano, nel frattempo i mercati avranno scelto ben altre direttrici. Eppure, la questione ambientale non riguarda solo un’effimera velleità. Primo, perché il tema è davvero rilevante. E poi, perché già diversi operatori globali chiedono espressamente di avere a disposizione soluzioni a basso impatto ambientale, altrimenti scelgono altre destinazioni. È il caso di cambiare prospettiva, perché la crescita del traffico ferroviario deve avere risposte strutturali efficaci. Se saremo in grado di guardare alla logistica con sincerità e dati alla mano, allora potremo dare risposte chiare ed efficaci. Altrimenti resteremo nel classico movimento scomposto dove un territorio punta più alla piccola concorrenza che al grande progetto”.
Leonardo Parigi