“Siamo di fronte a un momento di grave incertezza, sotto il profilo economico e geopolitico, e il tema dell’energia si va profilando in tutta la sua drammaticità. I porti non sono esenti da ciò che sta accadendo”. Il pensiero di Mario Sommariva, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, si può riassumere così, anche se il porto della Spezia è forse uno tra i più preparati scali italiani alla sfida tecnologica contemporanea. Sono molti, infatti, i progetti di medio e lungo periodo portati avanti in questi ultimi anni, che consentono a via del Molo di guardare al futuro con un certo ottimismo. “L’Italia e la nostra AdSP avevano già intrapreso una strada virtuosa, sulla scorta della linea di indirizzo contenuta nel piano Next Generation EU, traslato poi sul nostro Paese come PNRR. Il muoversi, cioè, verso una profonda riorganizzazione sui consumi energetici, con una riduzione dell’impatto ambientale, sulla decarbonizzazione, sul rinnovamento tecnologico dei sistemi e degli impianti portuali per una migliore armonia porto-territori”, prosegue Sommariva, alla guida dell’Autorità dalla fine del 2020.
“La strada che abbiamo sposato con decisione, come ente, va a utilizzare i fondi del bando “Green Ports” del Ministero della Transizione Ecologica (MITE), con ben dieci progetti approvati basati sulla produzione di energia derivante da impianti fotovoltaici, efficientamento energetico, costruzione di impianti di idrogeno green. Quest’ultimo punto, soprattutto, sarà solo il primo di una serie di sviluppi dedicati al bunkeraggio di yacht e mezzi pesanti, con un punto di rifornimento basato agli Stagnoni”.
Se l’idrogeno è una delle fonti principali su cui si basa il futuro ecologico del mondo dei trasporti, il percorso è però lungo e tortuoso. Le banchine italiane sono spesso a ridosso dei territori, se non proprio inserite nel contesto urbano. Il che, chiaramente, porta anche disagi e preoccupazioni, soprattutto in riferimento ai fumi emessi dalle ciminiere delle navi. “Su questo aspetto, infatti, stiamo lavorando per avere presto un sistema di cattura metodica delle emissioni, grazie ad apparati appositi in grado di mitigare fortemente l’impatto dei fumaioli“, prosegue Sommariva. “L’idea è quella di diventare un porto full electric anche per i mezzi da lavoro dei terminalisti, che ogni giorno impiegano un grande numero di macchine per dare piena efficienza ai nostri due porti”. Il sistema dei trasporti non può che basarsi sull’intermodalità, con tonnellate di merci che ogni giorno sbarcano sui moli dei porti italiani per essere poi smistate via gomma, aereo o treno verso le destinazioni finali. E un porto, che oggi consideriamo più hub che scalo tout-court, richiede una quota di energia alta per mantenere la piena efficienza e la sicurezza necessarie. “Il momento è complesso, il tema del gas è particolare e non abbiamo una risposta univoca da mettere in campo per fronteggiare un inverno che rischia di essere drammatico. Ma non credo torneremo al carbone, dobbiamo continuare sulla strada intrapresa sul fronte delle rinnovabili“.
Energia, ma non solo. Nel corso degli ultimi due anni l’Autorità della Spezia ha messo in piedi diversi piani di sviluppo in ottica digitale, andando verso una progressiva riduzione dell’utilizzo della carta, e puntando a una maggiore efficienza complessiva. “La digitalizzazione non è un fine, ma un mezzo, per sviluppare una migliore organizzazione del lavoro portuale. Il digitale deve incidere sui flussi fisici ma anche su quelli burocratici, dispiegando tutti gli strumenti migliori per trasportare online le procedure e le informazioni. A breve avremo a disposizione un sistema satellitare per il monitoraggio dei camion in arrivo, potendo così lavorare su una migliore pianificazione temporale per il lavoro portuale. Ma anche al nostro interno abbiamo già raggiunto importanti risultati. L’Autorità di Sistema Portuale è all’80% paperless, stiamo lavorando per avere solo sistemi informatici operativi, eliminando completamente la carta dalla nostra vita quotidiana”.
All’interno e all’esterno, i porti della Spezia e di Marina di Carrara dialogano solo via interfaccia digitale. “Il nostro Port Community System è un sistema evoluto, presente da tempo, che fa da catalizzatore dei flussi di dati, che stiamo implementando con una serie di moduli diversi. Solo che negli ultimi mesi è stato approntato il Su.Do.Co. (Sportello Unico Doganale e dei Controlli – in grado di operare come un’unica interfaccia al servizio degli operatori per il coordinamento dei controlli delle merci), insieme a nuovi moduli sul tema ferroviario e sulle statistiche. Ma non solo noi siamo impegnati su questo processo. Il nuovo piano industriale di Contship, presente alla Spezia tramite LSCT (La Spezia Container Terminal), prevede 232 milioni di euro di investimento, di cui la metà impiegati nella parte equipment, per arrivare ad avere il terminal Ravano semi-automatizzato”. Nell’arco dell’ultimo anno sono stati siglati accordi anche con Snam ed Enel, sul tema della transizione energetica, mentre dal 1 Ottobre scorso le pratiche del trasporto eccezionale sono state completamente digitalizzate, grazie all’attivazione del progetto TEOnline, in grado di soppiantare la procedura di rilascio delle autorizzazioni di ingresso e transito dei camion.
L’impatto della digitalizzazione delle banchine rischia di travolgere il mondo del lavoro, tanto quanto il vapore portò cambiamento rispetto alla vela? “Stiamo già affrontando il discorso predisponendo un sistema di formazione professionale per le nuove figure ricercate. Nella sostanza possiamo dire che ci saranno meno gruisti di piazzale e più manutentori meccatronici, ma è una trasformazione che stiamo sostenendo con il nuovo Piano Operativo Portuale, che guarda all’evoluzione del terminalismo attraverso l’automazione. È chiaro che sia un processo inarrestabile, ma deve essere accompagnato e non subìto, grazie a provvedimenti di sostegno sociale sulla formazione, sull’inserimento lavorativo, sui percorsi di insegnamento dedicati”. Ma avremo delle gommate semi-automatizzate o dovremo guardare al porto come a un’entità interconnessa a più livelli? “Il 5G e la connettività spingono verso nuovi stadi di implementazione, mentre la blockchain può essere utilizzata per determinati processi operativi. E qui torniamo al tema dell’energia. Inutile nascondersi dietro a un dito: sistemi complessi di gestione informatizzata richiedono grandi quantità costanti di energia, per cui diventa cruciale anche la sicurezza informatica. Non è un caso se la guerra in Ucraina si combatte nelle trincee ma anche tramite gli hacker e il cyber-spionaggio, viviamo in un mondo che dovrà investire risorse consistenti sulla security. Anche perché ogni salto tecnologico comporta inevitabilmente un controllo di salvaguardia più profondo e ragionato”. Un mondo, quello digitale, che secondo Sommariva non tornerà indietro, perché “costruiamo il futuro solo accompagnando il presente. Tutto il mondo dei porti, autorità comprese, dovrà adeguarsi al meglio, e dovrà farlo molto rapidamente, per avere le redini del processo di cambiamento”.
Leonardo Parigi