L’Italia punta a crescere con nuovi investimenti

Il sistema portuale italiano sta affrontando un piano di investimenti senza precedenti, mirato a consolidare la sua leadership europea nel segmento dello short sea. La strategia economica nazionale non si limita alla semplice manutenzione, ma punta a una trasformazione strutturale che permetta ai nostri scali di rispondere alle nuove dinamiche di una progressiva re-industrializzazione e di avvicinamento della catena logistica, oltre che della regionalizzazione dei traffici mediterranei. Questo impegno finanziario, sostenuto per oltre 9 miliardi di euro dal Pnrr e dal Fondo Complementare, si sta traducendo in cantieri che cambieranno il volto della logistica marittima entro il 2026.

Una delle direttrici principali riguarda il potenziamento fisico delle banchine per ospitare navi ro-ro e container di nuova generazione, capaci di trasportare volumi maggiori con maggiore efficienza energetica. Nel porto di Ravenna, ad esempio, è in corso un intervento monumentale da 932,7 milioni di euro che prevede l’approfondimento dei fondali a 12,5 metri e il rifacimento di circa 6 chilometri di banchine, un’opera fondamentale per rendere lo scalo un hub d’elezione per le merci provenienti dall’Adriatico Orientale. Parallelamente, l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale sta investendo massicciamente sul porto di Bari, considerato la porta d’Europa verso i Balcani. Qui il completamento dei nuovi accosti e il potenziamento dei moli foranei puntano a proteggere le aree di manovra per i grandi traghetti extra-Schengen, integrando il traffico merci con quello passeggeri in un unico ecosistema efficiente.

L’innovazione non è però solo cemento e dragaggi, ma passa attraverso la sostenibilità tecnologica come fattore di competitività economica. L’investimento nel cold ironing (elettrificazione delle banchine) è diventato il vero spartiacque per il futuro dello short sea shipping. Al dicembre 2025, i dati Assoporti-SRM indicano che sono già 25 i punti di connessione contrattualizzati o installati nei porti italiani. Porti come Livorno e Piombino sono all’avanguardia in questa transizione, con lavori di posa dei cavidotti in fase avanzata che permetteranno di servire le rotte verso il Nord Africa e le isole in modo totalmente “green”, un requisito sempre più richiesto dalle grandi aziende committenti. Anche se l’implementazione pratica è ancora distante dalla volontà del legislatore di Bruxelles, complicando di molto il piano complessivo verso la transizione ecologica del settore.

cagliari

Questi sforzi infrastrutturali stanno già producendo risultati tangibili sui volumi. Nel primo semestre del 2025, l’Italia ha movimentato quasi 250 milioni di tonnellate di merci, segnando una crescita del +1,2%. Il comparto dei container ha spinto i traffici con un aumento del +2,6%, dimostrando come gli investimenti nelle banchine stiano attirando nuovi servizi intramediterranei. Anche scali più piccoli ma strategici come Barletta stanno beneficiando di questo nuovo corso, con progetti da 38 milioni di euro per il prolungamento dei moli che permetteranno l’attracco a navi di maggiori dimensioni.

Per quanto riguarda la Sardegna, l’opera di punta è senza dubbio la realizzazione del nuovo terminal ro-ro nell’avamporto ovest del Porto Canale di Cagliari. Si tratta di un investimento da circa 292 milioni di euro, considerato l’appalto più importante mai aggiudicato dall’ente portuale. Il progetto prevede la creazione di 1.300 metri di nuove banchine con fondali portati a 11 metri e la realizzazione di 43 ettari di nuovi piazzali (con oltre 2.500 stalli per la sosta). Questo spostamento del traffico commerciale dal porto storico al Porto Canale non ha solo una valenza logistica, permettendo l’attracco di navi ro-pax di ultima generazione da 200 metri, ma libera il fronte mare cittadino per funzioni turistiche e diportistiche, migliorando l’efficienza complessiva dello scalo.

Leonardo Parigi