“Se vogliamo abbattere l’avversario, dobbiamo proporzionare il nostro sforzo alla sua capacità di resistenza”. Così von Clausewitz, in uno dei passi nel suo celebre saggio “Della guerra”, analizzava i rapporti di forza tra due avversari. Avversari che all’epoca erano lontani, ma simili, come gli eserciti di Prussia e Francia che si contendevano l’Europa Centrale. Avversari che oggi, però, sono ben distanti e più complessi, con obiettivi tutt’altro che geografici. O non solo.
“Il 2025 è stato un anno complicato, soprattutto per i riflessi delle tariffe statunitensi e per la complessa situazione politica internazionale. Ma come gruppo siamo soddisfatti, chiudiamo l’anno con una crescita robusta e con una posizione finanziaria soddisfacente”. Emanuele Grimaldi, ad dell’omonimo gruppo che controlla compagnie di trasporto Ro-pax in Italia, Spagna, Grecia, America del Nord e Mar Baltico, guarda ben oltre i confini nazionali, anche grazie al suo ruolo di chairman dell’International Chamber of Shipping. Lo scorso 15 dicembre Grimaldi ha anche ricevuto il titolo di membro onorario dell’Ordine Nazionale al Merito di Malta, isola a cui l’armatore partenopeo è particolarmente legato.
“Malta è un punto emblematico del caos che regna in questo momento storico, visto che le norme europee relative all’Ets dicono che se una nave approda qui deve essere tassata in un centro modo, mentre se tocca le coste tunisine no – dice l’armatore napoletano – Questa sproporzione di visione globale e regionale dell’Unione Europea è uno dei motivi per cui stiamo diventando ininfluenti, per cui stiamo perdendo terreno rispetto ai competitor globali. È ormai un tema che tutti vediamo, di cui parliamo animatamente, ma che ha uno scarso riscontro poi nell’atto decisionale a Bruxelles. Se non cambiamo passo, saremo completamente succubi di chi, invece, ha investito e lo ha fatto bene”.

“Malta è un punto emblematico del caos che regna in questo momento storico, visto che le norme europee relative all’Ets dicono che se una nave approda qui deve essere tassata in un centro modo, mentre se tocca le coste tunisine no. Questa sproporzione di visione globale e regionale dell’Unione Europea è uno dei motivi per cui stiamo diventando ininfluenti, per cui stiamo perdendo terreno rispetto ai competitor globali. È ormai un tema che tutti vediamo, di cui parliamo animatamente, ma che ha uno scarso riscontro poi nell’atto decisionale a Bruxelles. Se non cambiamo passo, saremo completamente succubi di chi, invece, ha investito e lo ha fatto bene”. Il riferimento è alla Cina, che dall’Occidente viene vista come promotore di pericolo e di una concorrenza sleale, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’automotive o della tecnologia.
Il riferimento è alla Cina, che dall’Occidente viene vista come promotore di pericolo e di una concorrenza sleale, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’automotive o della tecnologia?
“Pechino ha saputo investire in tecnologia e in un’industria sempre più green. Abbiamo un portafoglio ordini di circa 3 miliardi di dollari che punta inevitabilmente verso gli stabilimenti cinesi, perché lì possiamo costruire navi capienti, energeticamente efficienti, e con sistemi tecnologici all’avanguardia. Una volta che una compagnia investe così tanto sullo shipping sostenibile, perché tassarla?”.

Domanda non retorica, visto che il settore da tempo interroga un’Unione Europea sempre più simile al convitato di pietra, che non sa rispondere adeguatamente a chi chiede un confronto serio e di lungo periodo.
“Perché lo shipping – e lo short sea soprattutto – viene tassato, e il trasporto su gomma no? Perché un settore economico che investe così convintamente sulla decarbonizzazione viene demonizzato, e poi ci tagliamo le gambe da soli sull’industria automobilistica, quando nessuno in Europa ha la capacità di costruire batterie elettriche per le auto? È ovvio che poi si guardi alle navi di BYD come a un’invasione, ma i cinesi hanno soltanto saputo mettersi con il vento a favore, investendo dove noi stiamo diventando deboli”.
L’anno che va concludendosi è stato però anche l’anno in cui Israele ha bombardato l’Iran, dei costanti attacchi russi verso Kiev e le sue strutture. Di attacchi cyber verso le istituzioni europee, dei droni che hanno bloccato il traffico aereo dei maggiori scali continentali, della moltiplicazione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ogni settore. Lei che ne cosa prevede per il futuro?
“Ho l’impressione”, continua Grimaldi, “che ci siano tanti problemi più chiari oggi, ma poche idee per risolverli. I dazi e le sanzioni sappiamo perfettamente tutti che sono strumenti malevoli per l’economia, ma almeno oggi vediamo platealmente tutti i guai che dobbiamo risolvere. Sono tutti insieme, ma ora li vediamo con più chiarezza rispetto al passato. Certo, non viviamo un momento storico vivace e spensierato, ma dobbiamo anche renderci conto di quanto le politiche internazionali abbiano portato a enormi benefici per la popolazione globale, così come l’economia sia fortemente interconnessa alla politica. Ecco, pensare che i dazi possano essere una misura risolutoria, è un’illusione. Ma Trump ha anche dato prova di essere più che altro un buon negoziatore, sa tornare indietro sui suoi passi quando è necessario”.
Negli ultimi anni si è parlato anche molto di una transizione energetica che deve passare attraverso un utilizzo di diversi carburanti, quasi a un ventaglio di opzioni. Con tutti i problemi del caso…
“Anche se il tempo sta dicendo che metanolo ed elettrico, in condizioni molto differenti, sono già una realtà. Il primo, così come i biofuel, sono una realtà consolidata che può dare efficienza e sostenibilità anche a chi, come il nostro gruppo, ha investito ampiamente in una flotta rinnovata di scafi con grandi performance. L’ammonia invece ha perso un poco di terreno, ma molte nazioni stanno investendo anche per averne grandi riserve, e sarà più facile poterlo utilizzare. Quello che è desolante, è vedere come la politica internazionale non stia dando risultati su un accordo globale, mentre gli armatori sono già d’accordo”.

Anche a non voler essere pessimisti, i segnali finanziari e politici non segnano però certo un prossimo futuro di grandi aspettative…
“Vero, ma abbiamo alcuni punti su cui possiamo essere speranzosi. Il primo, vedendo che il settore ha saputo reggere a una pandemia globale, alla chiusura di Suez, ai dazi, le guerre nel Mediterraneo e in Europa, dando dimostrazione della sua capacità di adattarsi. Significa che chi ha fatto bene i compiti, può essere ottimista. Secondo, perché la possibilità di una pace che torni a far dialogare gli europei con i russi ci riavvicina umanamente e politicamente. E un gruppo come il nostro che controlla anche una realtà come Finnlines, il più importante operatore Ro-pax del Mar Baltico, questo tema lo sente eccome. Economicamente e umanamente, perché solo con la pace possiamo guardare davvero al futuro”.
Leonardo Parigi