Le nuove sfide dell’Europa nel nome della geologistica

di TEODORO CHIARELLI

I fantasmi che incombono sui mercati della logistica, dei porti, delle commodities e dei dazi sono oggi parecchi. C’è Trump con il suo “Maga” (Make America Great Again): un inno di battaglia che sta squassando l’economia mondiale. C’è la Cina, con il suo ruolo crescente sulle rotte marittime e sul trading. C’è l’India, che reclama spazio come grande potenza economico-militare (e demografica). C’è la Russia, che ci costringe a ridisegnare le rotte del petrolio e del gas. Con un’Europa timida e avvinghiata alla sua antica grandeur che dovrebbe essere più coraggiosa e realistica nel difendere la centralità del Mediterraneo. Ricette facili non esistono. Ma certamente si tratta di applicare una buona dose di pragmatismo.
 Come spiega nei suoi studi l’istituto di ricerca Srm, bisogna cercare di capire quali sono i Paesi che in questo momento stanno esprimendo produzione industriale, con i quali conviene avviare rapporti.

Cina e Stati Uniti lo sono e lo saranno, perché dazi o non dazi sono sempre il grande compratore e il grande venditore del mondo. Però ci sono tanti altri mercati che si stanno aprendo. Ad esempio, nel Mediterraneo registriamo nuove rotte verso la Libia, il Marocco, l’Egitto, la Turchia e pure la Siria. E c’è il dato della Grecia: per le difficoltà dei veti incrociati tra Turchia e Israele, le merci destinate a Israele hanno cominciato a triangolare dai porti turchi verso la Grecia per essere infine reindirizzate verso Israele. Poi c’è la Slovenia.

La Cina non sarà più il mercato centrale nei prossimi anni. Sono in atto guerre tariffarie e Pechino si sta riorganizzando, indirizzando sempre di più i suoi beni verso i mercati del sudest asiatico e verso l’Africa. Se consideriamo l’Italia, nei mercati a cui guardare sicuramente c’è più India, più Middle East e meno Cina. Italia ed Europa dovranno osservare con attenzione a quello che sta accadendo in Asia, perché da lì possono nascere importanti opportunità, come possono nascere nel mercato africano o in quello centroamericano. Magari puntando a una serie di accordi di libero scambio con Cina, India, Malesia, Indonesia e Mercosur. Senza dimenticare, comunque, che il mercato intra-Med rimane il secondo mercato con la crescita più alta al mondo dopo quello intra-Asia. Perché la capacità di spesa dei consumatori europei resta, e lo sarà ancora per un po’, molto più alta rispetto alle rampanti economie che stanno crescendo a livello globale.

Tutto questo si declina oggi in un neologismo: “geologistica”. Una disciplina ibrida e fondamentale nel panorama mondiale contemporaneo, fondendo i principi della geografia politica con quelli della logistica e della gestione della catena di approvvigionamento. Meglio ancora, geologistica è il punto d’incontro fra la geografia politica e il mondo degli affari, elevando la logistica da una mera funzione di trasferimento a un’attività strategica e intelligente. Non a caso abbiamo intitolato “Geologistica, nuove rotte per nuovi mercati” la quinta Edizione dell’Osservatorio sulla Portualità, l’evento di riferimento e il principale luogo di confronto strategico in Italia per il settore marittimo, portuale e logistico, dedicato alla memoria del senatore Francesco Nerli, figura centrale la cui eredità intellettuale continua a ispirare la crescita del settore. Evento che si terrà a Roma il 26 novembre, con inizio alle ore 9.30, presso il Centro Congressi Roma Eventi.