Fedespedi, “L’export italiano riparte, saldo commerciale positivo per 24 miliardi”

L’economia italiana torna a guardare ai mercati esteri con un cauto ottimismo. Nel primo semestre del 2025, l’export nazionale è cresciuto dell’1,9%, mentre le importazioni hanno registrato un incremento del 3,9%. Numeri che, pur modesti, segnano una ripresa dopo mesi di incertezza e confermano un saldo commerciale positivo di 24 miliardi di euro. A fotografare la situazione è il 25esimo Economic Outlook di Fedespedi, l’osservatorio periodico della Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali, che analizza le tendenze del trasporto merci e del commercio globale. Secondo quanto riportato dal documento, il quadro macroeconomico mondiale offre uno scenario in miglioramento. Il Pil globale è stimato in crescita del 3%, mentre per l’Italia l’incremento acquisito per l’anno si ferma allo 0,5%. L’Unione Europea mostra un ritmo ancora più contenuto, con un +1,2%, ma il dato europeo è comunque sostenuto dall’espansione del commercio internazionale, alimentato dalle importazioni statunitensi e dall’export dell’Unione, salito del 5%.

I primi sei mesi dell’anno segnano una ripresa sostenuta del commercio estero dell’Italia, sia in import sia in export”, analizza il presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto. “L’effetto anticipazione causato dai dazi statunitensi, soprattutto, ha spinto l’export del nostro paese verso il Nord America all’8,5%. Tuttavia, siamo ben consapevoli del momento storico difficile che stiamo vivendo, e se allarghiamo il contesto agli ultimi cinque anni non possiamo certo dirci tranquilli”. Con una situazione tutt’altro che risolta in Ucraina, il Mediterraneo al centro di una tregua precaria e le tensioni in crescendo in diverse aree del mondo, la logistica ha dimostrato di sapersi adattare rapidamente, ma l’economia globale corre sul filo del rasoio. “La tregua in Medio Oriente contribuisce a stabilizzare l’area e a riaprire parzialmente la rotta di Suez, anche se la via alternativa del Capo di Buona Speranza, rafforzata negli ultimi mesi, potrebbe restare un corridoio commerciale strategico, soprattutto verso la costa occidentale dell’Africa”.

Nonostante l’ottimismo, i dati sull’industria italiana restano fragili. Nel secondo trimestre 2025 il Pil ha segnato una lieve flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. La produzione industriale è scesa nei primi mesi dell’anno, con solo timidi segnali positivi ad aprile (+0,1%) e luglio (+0,9%). L’inflazione, tuttavia, è tornata sotto controllo, stabilizzandosi al di sotto del 2% a partire dalla fine del 2024, in linea con il target della banca centrale europea. Il commercio via mare continua a rappresentare un barometro cruciale per misurare la salute dell’economia globale. Dopo la forte ripresa del 2024, il traffico container ha mantenuto un trend positivo, con un +4,1% nel primo trimestre e un +4,5% nel semestre, superando i 95 milioni di Teu a livello mondiale, stando alla ricerca di Fedespedi. “L’area del Far East si conferma la locomotiva dell’export,, mentre l’Europa ha registrato un incremento analogo nelle importazioni. Nel Mediterraneo, i porti non italiani hanno movimentato 19,4 milioni di Teu (+4,9%), mentre tra gli scali italiani emergono i progressi di Livorno (+11,8%) e Gioia Tauro (+10,5%). Restano invece in calo Genova (-1,3%) e Trieste (-1,7%), quest’ultima penalizzata dalla fine dell’alleanza 2M tra Maersk e Msc. Da segnalare anche il miglioramento della puntualità dei servizi marittimi: il 62% delle navi è arrivato in orario, contro il 53% del 2024, e i ritardi medi si sono ridotti a 4,7 giorni”.

Sul fronte del trasporto aereo, l’Italia registra una crescita più contenuta. Nei primi otto mesi del 2025 il traffico cargo è aumentato complessivamente dello 0,3%. Milano Malpensa si conferma hub principale con il 59,7% del traffico nazionale e un incremento del 2,3%. Bene anche Venezia (+1,4%) e Bergamo (+2,3%), mentre a livello europeo Malpensa si posiziona al nono posto tra gli scali più attivi e Roma Fiumicino guadagna la quindicesima posizione. L’effetto dei dazi imposti dagli Stati Uniti si fa sentire in modo pesante su alcuni comparti. “Il settore automotive registra un crollo del 24,4%”, prosegue ancora Pitto, “mentre le altre industrie manifatturiere perdono il 15,8%, e la metallurgia arretra dell’11,1%. Al contrario, cresce in modo esplosivo l’industria farmaceutica, con un +77,9%, seguita dai mezzi di trasporto navali, aerei e ferroviari, che guadagnano il 12,4%”.

Resta invece aperta la questione più delicata per il Made in Italy agroalimentare. La proposta statunitense di introdurre dazi antidumping del 91,74% sulla pasta italiana, che andrebbero ad aggiungersi alla tariffa già esistente del 15%, porterebbe il totale a circa il 107%. Un rischio che, se concretizzato, colpirebbe uno dei settori simbolo dell’export nazionale. In un contesto globale in continua trasformazione, il commercio estero italiano mostra quindi segnali di resilienza, ma anche di forte vulnerabilità. Le imprese di spedizione osservano con attenzione le rotte del commercio e i flussi di merci che attraversano mari e cieli. Dietro ogni percentuale c’è la fotografia di un paese che, pur tra tensioni e sfide geopolitiche, continua a muoversi, cercando nuovi spazi di crescita nell’economia mondiale.

Leonardo Parigi