Fino a una decina di anni fa, la sostenibilità e il tema ambientale erano visti ancora come una sfumatura naïf, utile più che altro per il marketing aziendale. Pochi, all’interno del mondo business, erano davvero coloro che ne facessero un motivo di crescita più armonica. Meno ancora, quelli che vedessero il colore verde come un fattore di traino economico. Una situazione che si è venuta a modificare in poco tempo, con un cambiamento climatico che ha portato il tema ambientale tra i primi punti delle agende politiche ed economiche. Entrata ufficialmente in vigore nel gennaio 2023, la direttiva europea 2022/2464 è diventata parte dell’ordinamento giuridico italiano a fine settembre 2024. Una chiave di volta per la rendicontazione finanziaria delle aziende, e anche delle pmi, che sarà però cruciale anche in termini di sviluppo.
La nuova direttiva, anche nota come “Corporate Sustainability Reporting Directive” (Csrd), ha come obiettivo quello di migliorare la qualità e la chiarezza delle informazioni sulla sostenibilità, includendole nei tradizionali bilanci aziendali. Contesto nel quale le aziende dovranno fornire informazioni sempre più dettagliate anche sui rispettivi modelli di business, sulle proprie strategie e sui piani di transizione. Ma non solo, perché la certificazione dovrà riguardare anche le imprese collegate, con l’intento di avere un quadro di lavoro sostenibile per una sorta di effetto domino.
In questo contesto, Psa Italy, il marchio commerciale che unisce i tre terminal portuali di Venezia e Genova, rilancia le sue attività di rendicontazione e trasparenza in termini di sostenibilità. Il primo report verde dell’azienda con base a Singapore è datato 2013. “Un’iniziativa volontaria del terminal Sech, che aveva come intento iniziale quello di fornire una visione d’insieme sugli impatti ambientali e sociali del porto”, raccontano Paola Cavassa e Tiziana Gianuzzi, Sustainability Compliance Coordinators di PSA Italy, che gestiscono il processo di compliance e reporting dei tre terminal.
Il valore economico e complessivo
“La riclassificazione del valore economico generato e distribuito, riportata nell’ultima edizione del report di sostenibilità pubblicato il 31 luglio scorso, evidenzia come le attività di Psa Genova Pra’, Psa Sech e Psa Venice-Vecon abbiano effetti economici positivi su tutte le categorie di stakeholder, a partire dai dipendenti, che hanno beneficiato di una remunerazione salariale di oltre 75 milioni di euro, con il 93% dei lavoratori residenti nelle province di Genova e Venezia, generando così un impatto diretto sul territorio”.
Il documento, ideato undici anni fa come strumento in più per il settore della comunicazione, ha iniziato a diventare una leva di crescita e di conoscenza: “Il processo di reporting è iniziato con l’utilizzo degli standard Gri3 (Global Reporting Initiative), standard di riferimento internazionale per la rendicontazione di sostenibilità, e si è successivamente evoluto con l’adozione degli standard GRI 2021, integrando progressivamente tutti i terminal gestiti da Psa Italy, inclusi i terminal Psa Venice e Psa Genova Pra’, spiega Tiziana Gianuzzi. Evoluzione che ha anche iniziato a condizionare le decisioni aziendali, rendendo integrate le politiche ambientali con quelle economiche, e vedendo la sostenibilità come un reale fattore di crescita. Disciplina che viene raccolta dalla nuova direttiva europea.
“La mappatura della catena del valore diventa un elemento strategico per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Europa, con l’introduzione del criterio di doppia materialità. Questo approccio considera non solo gli impatti economici, sociali e ambientali generati dall’azienda, ma anche i rischi e le opportunità che il contesto esterno può rappresentare per le operazioni aziendali. Le imprese devono ora considerare come le loro decisioni influiscono su tutti gli attori coinvolti, inclusi fornitori e clienti, creando un network di sostenibilità che coinvolge l’intera filiera”. Una visione allargata che richiede alle pmi di adeguarsi a standard sempre più elevati, per non rischiare di essere escluse dalla catena di approvvigionamento se non soddisfano i requisiti di sostenibilità”.