Hardt, il futuro del trasporto europeo è hyper

Il sogno è sempre lo stesso, e cioè quello di spostare merci e persone nel minor tempo possibile. Se la geografia non è modificabile, da sempre abbiamo investito in tecnologia per accorciare i tempi di spostamento. Nave, treno, aereo. E oltre, visto che nel corso degli ultimi dieci anni si è tornati a parlare di trasporto in vacuum. Il progetto “Hyperloop”, condensato in poche parole da Elon Musk nell’ormai lontano 2012, fu la scintilla in grado di scatenare un vasto interesse mondiale. Diverse le società di capitali che sorsero in tutto il mondo, credendo in un concetto futuristico ma tecnicamente fattibile. Il progetto dell‘hyperloop prevede la capacità di creare un vacuum all’interno di tubi sopraelevati a bassa pressione, in cui far viaggiare le capsule ad altissima velocità, senza l’attrito che può avere un treno. In sostanza, si tratta di far viaggiare dei “pod” alla velocità che hanno gli aerei. Si tratta di andare oltre l’idea dei treni a levitazione magnetica come gli Shinkansen giapponesi, e il progetto continua a macinare investimenti.

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L’interno dell’Ehc di Veendam. Foto: EHC EU

Nonostante il disimpegno da parte dei grandi nomi, ci sono aziende che continuano a lavorare sull’infrastruttura. Hyperloop Italia, ad esempio, che nel febbraio scorso ha firmato un progetto di fattibilità affidato a Webuild e Leonardo per ipotizzare un primo sistema di trasporto merci dalle coste dell’Adriatico fino alla Lombardia. Ma anche HTT, che negli ultimi due anni ha promosso importanti piani industriali in Europa e Sudamerica. Nell’intervista a Shipmag di un anno fa, Bibop Gresta, Ad di Hyperloop Italia, raccontava: “Costruire un hyperloop è molto più economico che costruire una tratta di alta veloci, e il sistema può sopportare pendenze del 10% e ha una caratteristica di curvatura molto più flessibile. Una volta costruita l’infrastruttura, dentro posso far viaggiare capsule che trasportano rifiuti, merci o persone – con ovviamente dinamiche e procedure differenti. Ma non serve altro. E in più, è a impatto zero perché non solo non brucia energia, ma anzi la genera”.

E ancora: “Parliamo di un potenziale di 4.000 TEU al giorno, il che significa lavorare con un sistema pulito che in più toglie migliaia di camion dalle autostrade ogni giorno. A livello economico, siamo vicini al costo-opportunità del treno diesel. Ma noi andiamo anche verso la possibilità di rinunciare a tutti gli snodi logistici, perché possiamo far arrivare praticamente ovunque la merce, una volta che avremo una rete capillare. Se pensiamo che a livello mondiale si perde circa il 30% del carico food durante il trasporto, possiamo fare una vera rivoluzione. Usando cose che già abbiamo. La vera disruption è fare davvero just in time su quasi tutta l’Europa senza bisogno di fare micro-distribuzione. Al 2030 un quarto delle autostrade italiane saranno sature“. 

L’hyperloop europeo

Negli ultimi dodici mesi, l’Europa ha investito molto su alcuni progetti di un sistema hyperloop europeo. Una possibilità che sulle ampie aree libere dai rilievi, come tra Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi, potrebbe vedere una grande opportunità per dimezzare tempi e costi di trasporto. Sia passeggeri, sia merci. Alla fine del settembre 2023 venne organizzato l’evento di lancio dello European Hyperloop Center (Ehc), a Veendam, piccolo comune olandese nella provincia di Groninga. La struttura è il progetto principale dell’Hyperloop Development Program, una partnership pubblico-privata composta da oltre 20 partner privati, con il sostegno finanziario della Commissione Europea. Il progetto prevede una sistema hyperloop di test lunga 420 metri, con un cambio di corsia hyperloop completo.

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L’Ehc di Veendam. Foto: EHC EU

Hardt è una delle aziende nate nell’ultimo decennio per inseguire il sogno dell’hyperloop. Realtà su cui Bruxelles ha iniziato a investire già da tempo, e con cui lavora in tandem con le autorità di regolamentazione per fornire un un percorso per la commercializzazione della tecnologia, a livello mondiale. Lo scorso luglio Hardt Hyperloop ha annunciato un round di investimenti da parte di un consorzio di partner pubblico-privati da 12 milioni di euro, che hanno permesso all’azienda di sviluppare il prototipo del “Cargo Dock”. Un mockup a grandezza naturale che “dimostra l’efficiente carico e scarico di diversi tipi di merci, come pallet e container per aeromobili (ULD), un processo cruciale per le operazioni di movimentazione delle merci”.

Nelle ultime settimane l’azienda olandese ha annunciato anche il successo del suo primo test ufficiale presso lo Ehc. Nella nota diramata da Hardt viene sottolineato che: “Il veicolo si è mosso senza problemi attraverso i primi 90 metri a una velocità di quasi 30 km/h, con un’accelerazione di 0,2 G. All’inizio di quest’anno l’infrastruttura hyperloop dell’Ehc ha già dimostrato la sua capacità di mantenere condizioni di vuoto, raggiungendo la pressione target di 1 millibar, che è la pressione prevista per un sistema hyperloop operativo”.

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L’Ehc di Veendam. Foto: EHC EU

“La prima dimostrazione di successo delle nostre tecnologie di trazione è una testimonianza del duro lavoro e della dedizione del nostro team e dei nostri partner”, ha affermato Marinus van der Meijs, Technology and Engineering Director presso Hardt Hyperloop. “Siamo entusiasti di questo primo risultato e non vediamo l’ora di eseguire i nostri prossimi test a piena velocità, vicini ai 100 km/h, nell’EHC con un cambio di corsia nel corso di quest’anno”. L’interesse globale per la tecnologia hyperloop sta crescendo rapidamente. Numerose le iniziative bottom-up per traguardare quella che sarebbe una nuova dimensione dei trasporti, che potrebbe dare un impulso totalmente nuovo al sistema delle merci. Inoltre, l’Unione Europea ha riconosciuto hyperloop nella sua rete Ten-T, riconoscendone il valore potenziale per lo sviluppo intracontinentale.

Leonardo Parigi