Di Teodoro Chiarelli
Difesa e industria militare: parole divisive, non facili da digerire. Ma al di à di ogni considerazione etica e morale, sono due parole che rappresentano potenti motori di sviluppo tecnologico con i quali tutti, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti. Soprattutto in questa epoca difficile, caratterizzata da conflitti diffusi in Africa e Asia, oltre alla guerra Russia-Ucraina e alla polveriera senza fine del Medio Oriente. Nell’aprile 2023 l’Area Studi di Mediobanca quantificava in 2.113 miliardi di dollari la spesa globale nel settore della difesa nel 2021, in crescita di oltre il 12% rispetto a dieci anni prima. Facile immaginare che nei due anni successivi sia enormemente cresciuta.
L’Italia, in tutto ciò, subisce un ritardo sistemico notevole, anche se l’industria bellica è complessa, e vive di periodi di investimento ben diversi da quelli del mondo civile. Sul mare, ad esempio, la dimensione underwater è la nuova chiave di volta della cantieristica e di tante altre componenti sofisticate della manifattura nazionale. L’industria del comparto vuole giocare un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale, forte delle proprio know how e delle proprie competenze. L’industria italiana, in particolare, guarda al compartimento della difesa navale e al futuro delle nuove tecnologie che faranno la differenza nelle sfide che si profilano all’orizzonte del secondo e fondamentale dominio strategico: il mare e le sue profondità.
Per questo, ad esempio, Fincantieri, che già detiene una profonda conoscenza nel settore grazie alla lunga storia nella realizzazione di sottomarini per la nostra Marina Militare e non solo, ha acquisito recentemente da Leonardo la linea di business “Underwater Armament Systems“, specializzata nella progettazione e costruzione di sistemi di difesa sottomarini e in particolare siluri, contromisure e sonar.
Per capire meglio in quale direzione il nostro Paese si sta avviando, Shipmag propone con questo suo nuovo focus tematico “Un mare di difesa. La nuova dimensione italiana nel mondo marittimo“, con approfondimenti e numeri di tutto il comparto. Tecnologie innovative e nuovi sistemi d’arma, ma soprattutto un cambio di paradigma rispetto a decenni di indolenza e di programmi industriali ormai obsoleti. Le crisi attuali richiedono non soltanto una nuova linea di produzione forte, ma un cambio di mentalità.
Tutti i principali attori globali che guardano al mare come a una risorsa e a un’area d’influenza strategica, stanno focalizzando buona parte delle loro risorse allo sviluppo di nuove tecnologie nel settore subacqueo e nella competizione che conduce alla “supremazia” nel campo di scontro underwater. Il programma Aukus lanciato da Stati Uniti, Regno Unito e Australia, e lo sviluppo di sottomarini e droni autonomi da parte di Stati Uniti e Cina, sono solo due esempi di quanto sta avvenendo.
Un quadro articolato, complesso e aspro, che proviamo a indagare con i big del settore, tra cui Fincantieri e Leonardo, andando a esplorare la componente innovativa e digitale di una sfida che ha al centro il mare.