Cambiamenti culturali, tante nuove opportunità di lavoro diverse rispetto al passato, differenti bisogni e aspirazioni dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro e numerosi altri fattori stanno condizionando il processo di selezione e di talent retention del personale nelle aziende della logistica. E così l’Italia, che di mare e di commercio vive da sempre in funzione della sua posizione geografica, si ritrova con una mancanza strutturale di addetti ai lavori. Non soltanto a bordo delle navi, ma anche a terra. Per riuscire a invertire la rotta e far tornare la voglia ai giovani di guardare al mare per la propria carriera, il Gruppo Giovani di Confitarma scende in campo munito di buona volontà.
“Prima di tutto dobbiamo capire i trend e conoscere a fondo la realtà odierna, perché altrimenti rischiamo di fare azioni a vuoto”, racconta Marialaura Dell’Abate, Vicepresidente del Gruppo Giovani e del Gruppo Tecnico Education e capitale umano di Confitarma, guidati da Salvatore d’Amico. “Registriamo una forte carenza di organico in determinate aree del mondo del lavoro, ed è un dato comune a tutto il mondo occidentale. E dobbiamo fare molta attenzione, anche in virtù del fatto che la logistica e lo shipping sono davanti a sfide cruciali che ne trasformeranno le fondamenta. Dalla digitalizzazione dei processi ai nuovi strumenti come la realtà aumentata, sappiamo che nel giro di breve tempo ci saranno profonde trasformazioni nei porti, nelle scuole, negli uffici e anche a bordo delle navi. Cambiamenti che sono già in atto, come abbiamo visto durante la nostra ultima visita all’Accademia Italiana della Marina Mercantile di Genova e che stanno arrivando a valanga su tutto il settore. Come sistema italiano, non possiamo permetterci di perdere l’occasione di inserire figure giovani, altamente motivate e più “pronte” anche a livello tecnologico/digitale, che ci possano assicurare una competitività a livello internazionale”.
Se fino a pochi anni fa i Neet (cioè quella quota di giovani che non studiano e non sono alla ricerca di lavoro) erano un numero residuale, oggi è una delle tante variabili che entrano nel calcolo generale sulla mancanza di manodopera specializzata. “Non siamo alla ricerca di colpevoli, anzi. Dobbiamo però interrogarci sulle motivazioni che muovono i giovani”, prosegue Dell’Abate, Accounting Advisor di Amoretti Armatori Group. “Per entrare nel dettaglio, vediamo anche noi in azienda un cambiamento mentale dell’approccio al lavoro, esploso poi con il periodo più acuto della fase pandemica. Per quanto riguarda i nostri equipaggi, abbiamo sempre preferito crescere le figure professionali al nostro interno, assicurando così una conoscenza e condivisione profonda della cultura aziendale, delle procedure, dei processi interni, e anche un forte senso di appartenenza con il Gruppo. Ma questa tendenza va via via cambiando e allora è necessario cercare di tramutarla in un’opportunità: inserire nuovi professionisti che portano con sé esperienze e competenze maturate in altri contesti può rivelarsi un’operazione stimolante per l’ambiente di bordo perché porta all’introduzione di nuove idee e nuovi spunti di riflessione, nonché incentivo alla creatività.
“Quello che possiamo fare per trattenere i talenti è sicuramente mettere in campo una maggiore attenzione alle esigenze delle persone, un welfare più strutturato. Qui dobbiamo agire anche sulle giovani generazioni, per sfatare preconcetti del lavoro marittimo non più veri, collaborando anche con le istituzioni sul ruolo cruciale dell’orientamento scolastico. Un esempio su tutti? Il “macchinista” a bordo delle navi mercantili: è necessario raccontare ai ragazzi che ad oggi per le aziende questa figura è di grande valore e deve avere la preparazione di un ingegnere meccanico ed ormai anche elettronico”.
Lo stesso d’Amico, in visita all’Accademia Italiana della Marina Mercantile in occasione della Genoa Shipping Week, ha ribadito il concetto davanti alle classi di Coperta e Macchina: “Raccontateci voi perché avete scelto questa strada, perché sappiamo che tutto è cambiato. Il Gruppo Giovani Armatori, proprio perché di una generazione più vicina a chi oggi sta studiando e si avvicina al mondo del lavoro, vuole essere al servizio del settore. Vogliamo accompagnare il cambiamento, aiutare a far capire che oggi servono tante figure cruciali per il futuro dello shipping”.
“Tornando sulla mia esperienza lavorativa”, racconta ancora Dell’Abate, “siamo sicuramente davanti a un cambiamento epocale, perché dai porti agli strumenti di comunicazione e condivisione, dalle necessità del personale alle richieste dei noleggiatori, tutto sta cambiando. E per riuscire a rimanere competitivi abbiamo bisogno di collaborare fianco a fianco con le Istituzioni e le Autorità: ad esempio a livello normativo stiamo lavorando, come Confitarma, per far sì che le regole d’imbarco per i cuochi di bordo siano più snelle e calate nella realtà odierna. Oggi viviamo il paradosso per cui in Italia, patria della cultura culinaria, i cuochi italiani a bordo delle navi cargo siano merce rarissima. E avere una buona cucina in tanti mesi di navigazione è sicuramente un punto fondamentale per favorire un ambiente sereno e momenti di condivisione per chi vive una vita professionale distante da casa per lungo tempo”.
Leonardo Parigi