Con i fondi europei messi a disposizione in questi anni, e un rilancio complessivo del tema del trasporto ferroviario, le infrastrutture diventano una leva di crescita centrale per lo sviluppo italiano. Il presidente di FerMerci, Clemente Carta, ha proposto un Patto per il rilancio del trasporto ferroviario merci fra gli operatori del settore e l’industria nazionale al fine di aumentare i volumi di traffico e concretizzare lo shift modale richiesto dall’Europa. Cosa si può fare operativamente?
“Le infrastrutture sono necessarie per un cambio di passo del Paese, e sul tema il governo ha le idee chiare”, afferma Edoardo Rixi, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. “L’investimento ferroviario sarà importante per il futuro della portualità e dell’economia del nostro Paese. Il trasporto ferroviario in Italia dovrà essere in parte ripensato, visto che ha sempre puntato più sui passeggeri che sulle merci. Sicuramente una specifica intesa col comparto industriale e operatori della logistica potrebbe favorire il rilancio del settore cargo. Un modo per incoraggiare l’incontro tra domanda e offerta con l’obiettivo di aumentare i volumi di traffico e concretizzare lo shift modale come richiesto dall’Europa. Il nostro obiettivo è quello di riuscire ad avere un potenziamento su rotaia in grado di assorbire dalle strade una parte del traffico pesante“.
Trasporto green e nuove infrastrutture, il ferroviario cargo può essere un trampolino di lancio per il futuro dello shipping. Ma i costi quali sono per una revisione di sistema così profonda? “Se adeguatamente valorizzato, il cargo ferroviario, principale modalità green al centro della nuova strategia europea sui trasporti, può essere un trampolino di lancio per il futuro dello shipping. Quello che oggi rappresenta un costo per lo Stato ha in realtà ricadute estremamente positive sul futuro prossimo in termini di minori costi sociali, dall’inquinamento agli incidenti stradali, ai costi su sanità e premi assicurativi. Un investimento che si rivela indiscutibilmente positivo. Per non parlare dei vantaggi per le nostre imprese che trasferiranno all’estero le merci via ferrovia, soprattutto in una visione di lungo termine quando i 4 corridoi europei saranno sviluppati adeguatamente col completamento dei valichi alpini e delle interconnessioni coi collegamenti di ultimo miglio tra porti e interporti”.
Quali sono le linee che il MIT metterà in campo nei prossimi mesi, e quali tavoli possono essere avviati con gli operatori del settore? “Alcune misure sono già in essere. Ferrobonus, norma merci, investimenti Pnrr sono strumenti che stanno facendo il loro percorso. Senza dimenticare anche l’importanza del Marebonus sulla dorsale adriatica e su quella tirrenica per cui ci aspettiamo che a breve l’Europa, dopo ampie interlocuzioni sul tema, ne approvi il nuovo regime. Ciò renderà possibile velocizzare le procedure per sfruttare appieno le potenzialità della misura. Abbiamo bisogno di sburocratizzare e velocizzare le procedure e mettere in chiaro le criticità esistenti. Stiamo chiedendo all’Europa che ci sblocchi i fondi già impegnati nel Pnrr sull’ultimo miglio e per il rinnovo del materiale rotabile, sia locomotori che carri. I flussi di traffico devono essere integrati nelle varie intermodalità. Spesso abbiamo porti-città in cui bisogna adattare le esigenze del porto a crescere evitando che esternalità negative ricadano sulla cittadinanza. Altrimenti si rischia il blocco di opere importanti a livello nazionale”.
Appare evidente che ci sono territori in totale disuguaglianza su questo tema, come infrastrutture, digitalizzazione della tratta, scambio di dati e di informazioni. Quali saranno i prossimi passaggi per potenziare la struttura del trasporto ferroviario italiano? Quali le direttrici principali?
“L’Italia non può più permettersi di sfuggire alle sfide. Abbiamo la possibilità di rovesciare il paradigma sulla percezione del nostro Paese, dobbiamo tornare a stupire il mondo con le nostre capacità. Nel mercato odierno chi non primeggia viene escluso e la centralità dell’intero continente europeo nel Mediterraneo dipende da noi. Opere come il Ponte sullo Stretto sono in questo senso un’arma potente da spendere sul mercato internazionale. L’Italia veleggia verso una maggiore sostenibilità e modernizzazione del trasporto ferroviario. Per raggiungere l’obiettivo dello switch modale è indispensabile puntare sull’ammodernamento delle infrastrutture. Le principali direttrici ferroviarie da potenziare sono quelle sulle dorsali che favoriscono l’interconnessione con i quattro corridoi europei, tra cui l’Adriatica e la Salerno Reggio Calabria AV. Anche al Sud si possono e si devono fare le grandi opere. Va fatto un lavoro certosino per ridurre i colli di bottiglia sugli snodi principali, puntando su sviluppo infrastrutturale e ultimo-penultimo miglio, per garantire servizi efficienti e sostenibili in linea coi migliori standard internazionali”.
Leonardo Parigi