“L’attuale situazione del sistema ferroviario europeo vive una fase di luci e ombre, perché abbiamo grandissime prospettive per lo sviluppo futuro, con decisioni a livello continentale per il modal shift e la decarbonizzazione. Ma abbiamo al momento anche un problema congiunturale, che è quello dei costi dell’energia. Per quanto minori rispetto a quelli dello scorso anno, parliamo di una quota media del triplo dei costi rispetto al 2021. E quando si presentano questi scenari, in un mondo come quello ferroviario, il rischio è che un cambiamento in questo senso determini un rallentamento strutturale del sistema dei servizi”. Così Alessandro Valenti, Deputy Managing Director di Hupac, principale operatore dei rete intermodale in Europa, che vanta volumi di trasporto da 1,1 milioni di spedizioni all’anno. La rete di Hupac mette quotidianamente in collegamento le principali aree economiche del continente, e il Gruppo può contare su oltre 8.000 moduli di carri, impiegati nelle oltre 20 società di proprietà.
“La congiuntura attuale, complice ovviamente lo scenario globale dovuto al conflitto in Ucraina, ha rallentato la forte spinta nella direzione del trasporto merci su ferro. Il mercato del trasporto su gomma è più flessibile, si muove su dinamiche più mobili nel bene e nel male. Per noi è differente, perché i tempi sono più lunghi e richiedono maggiori risorse. Ci troviamo in una fase complessa, con un gap di concorrenzialità tra i due segmenti di trasporto. È un fenomeno temporaneo e ciclico, che però rischia di inficiare quanto di positivo è stato svolto in questi anni per il mondo del trasporto merci ferroviario”. Gli investimenti in essere nel mondo delle rotaie riguardano tutti i pezzi del puzzle, non da ultimo il mondo della formazione. Gli operatori di manovra e i macchinisti, ormai tecnici specializzati, sono quasi merce rara. Eppure, i posti di lavoro sono cresciuti ampiamente rispetto al passato. Segno che il trasporto ferroviario vive una nuova stagione di crescita, anche se al momento appare rallentata.
“L’intensa attività di sviluppo delle infrastrutture e della digitalizzazione del settore pongono nuove sfide e grandi opportunità per il futuro. Ma dobbiamo anche considerare che gli interventi su una linea richiedono che un treno debba magari spostarsi su un’altra direttrice, il che implica costi e rallentamenti. Ogni punto del sistema ha una calibratura differente dagli altri segmenti di trasporto, com’è naturale che sia vista la sua stessa natura. Ma oltre a ciò, il sistema ferroviario deve imparare a essere più rapido nel cambiamento, anche per ciò che concerne un maggior coordinamento tra le istituzioni e i privati per i lavori, che spesso vengono effettuati in maniera poco sincronizzata”.
Cosa cambierà, una volta che le reti avranno però linee più moderne? “Se usciamo da questo impasse, il futuro appare roseo. Il 2030 appare un traguardo distante, eppure l’apertura della ferrovia al Brennero – in grado di incrementare la capacità del trasporto delle merci di circa 60-90 treni al giorno – ci consentirà di potenziare tutta la linea, con conseguente beneficio dell’ampliamento del mercato e della riduzione dell’impatto ambientale della logistica. Ma non solo perché in Italia si sta lavorando anche sulla linea tirrenica, così che anche qui possano transitare treni di quota vicina a quella europea, mentre si stanno potenziando le linee a Domodossola e a Chiasso. Tutti fattori che ci fanno guardare al futuro con ottimismo. Hupac sta investendo anche in capacità terminalistica, soprattutto nel Nord Italia e in Germania, così da potenziare ulteriormente le nostre attività a Milano, Brescia e Piacenza”.
Se il terminal di Piacenza sarà pronto nel 2024 e Milano nel 2025, la strategia quinquennale dell’azienda guarda anche ben oltre. “I principali obiettivi del nostro sviluppo guardano a tre direttrici, ovvero Spagna e penisola iberica, Germania e Nord-Est italiano. Stiamo sviluppando nuovi assi di traffico anche in questa zona, per accogliere nuovi traffici e mettere a sistema al meglio tutte le nostre capacità operative”.
Leonardo Parigi