Presidente Monti, il 2022 si è guadagnato un posto di tutto rispetto nella classifica dei migliori anni dell’AdSP. E questo nonostante una congiuntura nazionale e internazionale non rosea. “Siamo molto felici dei risultati conseguiti, non sarebbero stati prevedibili pochi anni fa. Il lavoro che è stato svolto in tutti i settori del mondo dello shipping ci consentono di conseguire sì dei risultati, ma anche di guardare agli anni a venire con una forza e una dinamicità diverse.
Se restiamo sui numeri, però, il 2023 è tutto da scrivere. E non solo perché siamo ancora all’inizio dell’anno, ma soprattutto perché non abbiamo delle basi di ragionamento così solide. Le previsioni sono di una crescita sostenuta, ma ci sono grandi incognite che derivano dalle relazioni internazionali, dalla congiuntura economica molto volatile, dai postumi della pandemia. Non sappiamo cosa succederà, ma sappiamo che dobbiamo prepararci a ogni eventualità”.
Oltre ai freddi numeri dei container e degli accosti, ci sono però strategie di più ampio raggio che guardano anche alla sostenibilità ambientale degli scali, sotto diversi punti di vista. Siamo dentro a un momento di transizione generale, che spinge pubblico e privato a essere in prima linea per stare dentro le normative internazionali e per agganciare importanti opportunità. Come si muove l’AdSP della Sicilia Occidentale su questo fronte?
“Nel 2018 abbiamo accettato una proposta di un soggetto privato che ha investito in quelli che erano i quattro porti gestiti dall’Autorità, che oggi sono sei. E lo fece consentendoci di puntare a un’autosufficienza degli scali che si raggiungerà tra il 2025 e il 2026. Enel ha una concessione molto rilevante a Porto Empedocle, ed è in procinto di realizzare un rigassificatore, già autorizzato nel 2019, che espanderà notevolmente le capacità dell’isola di essere un hub energetico.
Questo punto è fondamentale. La strategicità della Sicilia, a livello geografico, fa sì che con investimenti mirati si possa guardare a questa regione come a un’enorme fonte di sviluppo green per tutto il Paese, ma non solo. I porti stanno cambiando pelle, e non sono più solamente dei gateway di entrata e di uscita delle merci o dei passeggeri. Sono entità che lavorano in simbiosi con il territorio, e in questo contesto va considerato il lavoro svolto su Porto Empedocle, che ha visto anche la demolizione di strutture fatiscenti per la realizzazione di impianti di LNG”.
I porti quindi diventano un motore di sviluppo grazie all’energia?
“Il fatto che manchi una politica energetica a livello nazionale, con una scarsa pianificazione, impedisce un chiaro sviluppo generale su questi temi. La nostra fortuna è quella di aver saputo investire in una direzione chiara, superando la classica litania italiana della fase emergenziale. Al largo di Gela partiranno le trivellazioni di ENI per un giacimento stimato in circa 10 miliardi di metri cubi di gas, che è un investimento gravoso in termini logistici, ma estremamente necessario.
Ragionare con player internazionali ci consente di guardare oltre l’orizzonte dell’amministrazione dello scalo, facendo diventare di fatto i porti un conglomerato industriale di prima linea. Stiamo ragionando anche con altri stakeholder per costruire una grande comunità energetica, in grado di far decollare i nostri scali. Il gas a disposizione della Sicilia può rendere l’isola energeticamente indipendente, e questo rappresenta un salto di qualità.
La sostenibilità ambientale diventa una base di crescita con potenziali notevoli, se ben veicolata. Consideriamo inoltre che stiamo lavorando per la progettazione di un anello energetico “elettrico”, che possa rendere i nostri scali collegati tra loro per il cold-ironing. Un progetto da 70 milioni di euro che andrebbe a beneficio dell’ambiente di certo, ma anche di tutta la comunità siciliana. Sul lato delle infrastrutture, abbiamo ancora circa 400-500 milioni di euro da realizzare, dopo averne già investiti oltre 600. La progettazione di quel che ancora va messo a terra è già matura, e una parte è già in gara. Pochi giorni prima della fine dell’anno sono state bandite gare per oltre 200 milioni di euro, e ciò che è piacevole sottolineare è il fatto che non abbiamo realizzato cattedrali nel deserto, ma strutture in grado di dare strumenti di grande crescita per l’isola e per l’Italia nel suo insieme”.
Leonardo Parigi