“È stato approvato pochi giorni fa il nuovo Piano Operativo Triennale, con un profondo focus sul tema “Green Ports” e sulla transizione energetica. In termini concreti, direi che abbiamo messo in campo iniziative e molte risorse su questi argomenti, approfittando del PNRR per avviare progetti importanti”. Daniele Rossi, Presidente dell’AdSP del Mare Adriatico Centro-Settentrionale, racconta nel dettaglio tutte le attività dell’Ente sul tema della transizione energetica.
“Fra tutte le azioni in campo, con il cold-ironing siamo in fase di aggiudicazione del progetto, con un valore di 35 milioni di euro per il terminal crociere. L’investimento di Edisor-Pir per GNL a Ravenna, inaugurato nell’Ottobre 2021, prevede una capacità di 20.000 metri cubi di gas, e ha portato allo scalo la nuova era di transizione energetica non solo per il settore marittimo, ma anche per l’autotrasporto. Dopo un anno e mezzo, possiamo affermare che l’impianto funziona molto bene, e anche meglio delle aspettative, nonostante i costi per la materia prima che avrebbero potuto colpire negativamente il sito”.
Ma oltre il gas, l’AdSP del Mare Adriatico Centro-Settentrionale si sta arricchendo di nuovi progetti sul tema dei porti verdi. “Abbiamo appena chiuso un discorso ampio con il MISE sul finanziamento di tre idee progettuali, che comprendono un campo per la creazione di energia da fotovoltaico della capacità di 30MW, per la produzione di idrogeno. Un secondo progetto prevede la messa in acqua di un natante – anche qui, a idrogeno – per la pulizia delle acque portuali. Terzo, ma non ultimo, il progetto di elettrificazione delle banchine, che grazie a 3,8 milioni di euro di fondi PNRR riusciremo a portare a termine. E non dimentichiamo il progetto Agnes, un hub composto da due impianti eolici offshore con una capacità complessiva pari a 600MWe, un impianto fotovoltaico galleggiante di capacità complessiva pari a 100 MWe, più un sistema di accumulo di energia detto storage della capacità di 50 MWe. Un progetto che vale da solo 1 miliardo di euro”.
“Sempre nell’ambito della transizione energetica”, prosegue Rossi, “ci siamo aggiudicati un finanziamento da 20 milioni di euro per un progetto complessivo di 40 milioni per l’urbanizzazione di un’area da 40 ettari da destinare alla logistica del settore agroalimentare. L’accordo con il Ministero dell’Agricoltura prevede che le aziende che andranno a insediarsi in quest’area avranno a disposizione ben 28 dei 40 ettari complessivi, e che gli spazi vengano alimentati dall’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici che verranno installati nei 12 ettari restanti. Un progetto di ampio respiro per un settore che è economicamente molto rilevante, e che così potrà dotarsi di energia pulita per soddisfare la grande necessità di potenza di queste società”.
Il ruolo dei porti di domani
Il porto di Ravenna andrà quindi ben oltre gli impianti dedicati al gas, anche se l’impianto di rigassificazione sarà comunque centrale nell’economia e nello sviluppo non solo del porto di Ravenna, ma di tutta l’industria italiana. “La nave di rigassificazione arriverà nel 2024, mentre nei prossimi mesi lavoreremo per la realizzazione delle strutture a mare necessarie per l’impianto. Confidiamo che aziende di un certo calibro parteciperanno al bando di gara, anche perché sarà necessario costruire opere importanti e complesse, tra cui una condotta di aggancio alla nave per lo scarico del gas che sarà tecnologicamente molto avanzata, e quindi molto difficile da gestire. L’investimento complessivo è di 1 miliardo di euro, compreso l’acquisto del rigassificatore, ed è uno sforzo che coinvolge la nostra Autorità anche per il dragaggio di due milioni di metri cubi di sedimenti”.
Con un processo di rinnovamento così profondo, è lecito chiedersi quale sarà anche il ruolo di un’Autorità Portuale nel suo complesso, se il futuro dei porti non sarà solo quello di gestire i traffici merci e passeggeri. “Credo che il sistema portuale italiano sia destinato a rivoluzionarsi”, ragiona ancora Rossi, “è finito il periodo della gestione localistica del porto. Dobbiamo tornare ad avere un’identità come luoghi, che siano più connessi con i territori di rappresentanza. Sembrano luoghi comuni, ma la iclicità storica ci porta in questa direzione, chiaramente innovando e non tornando al passato. Non è investendo miliardi di euro nella realizzazione di un singolo terminal container che si fa piacere al sistema portuale nel suo insieme, ma ogni scalo deve avere una specificità e un’identità chiara”.
E ancora: “La transizione ecologica ed energetica possono utilizzare i grandi spazi portuali per pensare a una politica di reshoring nel medio-periodo, con incentivi e con nuove normative. Non possiamo tenere lontani da noi competenze ed eccellenze né opportunità di lavoro, che va riportato in Italia, e i porti sono i luoghi dove il Paese può dare risposte a questa esigenza”.
Leonardo Parigi