Una posizione dominante e centrale nel Mediterraneo, con oltre 8.300 chilometri di coste, imperlata da porti, insenature, approdi. L’Italia che raccontiamo rappresenta da sempre, per connotazioni naturali, una invidiabile base per i commerci di tutta l’area, e non solo. Ma la famosa “piattaforma logistica” nazionale non può più attendere uno sviluppo tecnologico che sappia integrare i vari sistemi, così da rendere omogenea la catena logistica. “Non stiamo inventando niente di nuovo, il nostro lavoro consiste nel mettere a sistema tutte le reti e i nodi di scambio dati”, afferma Ivano Russo, Amministratore Unico di RAM, la società in-house del Mims impegnata anche sulla digitalizzazione del mondo dei trasporti. “Rendere digitale l’intera catena logistica italiana è il progetto non-fisico più imponente della Missione 3 del PNRR, che RAM ha avuto in capo dal legislatore dopo lo scioglimento di Uirnet a fine 2021. Finanziato con oltre 250 milioni di euro, il tema è particolarmente avvincente, perché l’obiettivo finale è quello di consegnare un Paese completamente integrato, a livello di scambio dati, entro il 2024, per qualunque merce transiti in Italia. Il 70% delle autorità di sistema portuali dovranno avere un Port Community System in esercizio e interoperabile, che sappia dialogare con tutti gli altri sistemi e le varie piattaforme già esistenti, sia pubbliche sia private”, racconta Russo.
Il Regolamento europeo 1056 del 2020, che fa da cornice normativa alle attività operative di RAM su questo progetto, si applica alle prescrizioni relative alle informazioni che regolamentano il trasporto merci all’interno dell’Unione Europea. “Quello che stiamo portando avanti”, prosegue Russo, “è la semplice applicazione di questo regolamento, che impone agli Stati membri di dotarsi di standard di interoperabilità che siano utilizzabili sia da piattaforme private sia pubbliche. Non è una scelta opzionale, è un regolamento che va adottato in tutte le sue componenti, per avere un settore nazionale digitalmente integrato al suo interno – tra AdSP, Dogane, Capitanerie, ASPI, RFI ecc – e integrato con l’UE”. La capacità di un porto di operare efficacemente non dipende più solo dal numero delle persone coinvolte nel lavoro di smistamento delle merci, così come l’infrastruttura non è un indicatore di valore di per sé. Solo la gestione complessiva del sistema logistico consente di fotografare la capacità operativa dell’intero Paese, e così l’Italia deve accelerare molto su processi che dovrebbero essere già in atto da tempo. “Molti porti hanno già PCS pienamente operativi. Penso a Genova, La Spezia, Livorno, Trieste, Bari. Altre hanno iniziato a sviluppare singoli specifici servizi, altre ancora mancano all’appello.
Il compito di RAM non è quello di creare o gestire le piattaforme, ma di dare strumenti e standard a tutti gli attori coinvolti perché si dotino delle infrastrutture digitali necessarie”. Il balzo tecnologico che l’intero continente sta promuovendo, in tema di merci e di catena logistica, riguarda l’intera gamma di dati che vengono scambiati ogni giorno tra i vari operatori. Un container che sbarca a Ravenna e che dovrà raggiungere la Francia settentrionale, ad esempio, subirà una lunga serie di marcature, identificazioni, sdoganamenti. Tutti i sistemi che controllano la singola unità di merce devono essere interoperabili e integrati, così da avere una piena efficienza e anche una sicurezza maggiore.
“È indubbio che il tema della cybersecurity diventa centrale”, prosegue l’Amministratore di RAM. “Il lavoro di concerto che stiamo portando avanti anche con le autorità nazionali preposte alla sicurezza digitale è cruciale, anche perché le infrastrutture in generale sono i gangli vitali di una comunità, sia essa ristretta o molto ampia. Lo vediamo anche nel contesto bellico in Ucraina. L’esplosione del ponte che collega la Crimea alla Russia è stato visto come uno dei possibili punti di svolta del conflitto, perché senza una logistica efficace nessun sistema economico produttivo e sociale è in grado di esistere. Per questi motivi, la digitalizzazione che promuoviamo tramite le normative e i regolamenti europei deve essere sicura, certificata, protetta”. La Direttiva Europea NIS2, che deve essere ancora emanata, prevede infatti che l’obbligo di messa in sicurezza dei dati, utilizzati o conservati a qualsiasi titolo, sia estesa anche ai privati. La stessa direttiva segnala il settore logistico come tra i più esposti e sensibili.
“Le eFTI (informazioni elettroniche sul trasporto merci) costituiscono un insieme di dati che verranno poi gestiti secondo standard complessivi, appunto di interoperabilità e sicurezza, in maniera tale da avere una panoramica chiara di tutto il comparto. Il nuovo Polo Strategico Nazionale (PSN) italiano”, continua ancora Russo, “andrà poi a garantire proprio la sicurezza dei dati che verranno immessi, e ospiterà tutte le singole informazioni dei servizi strategici delle amministrazioni centrali e locali. Anche per questo motivo, come RAM, stiamo implementando un catalogo nazionale di tutti i servizi digitali alle merci e ai vettori già oggi erogati dalle AdSP, da mettere a disposizione di tutti i gestori pubblici di nodi e reti logistiche, al fine di favorire il “riuso” degli stessi ai sensi dell’articolo 69 del Codice dell’Amministrazione Digitale”.
Leonardo Parigi