Dodici mesi fa, la pandemia era ancora il tema scottante dell’attualità. Ma le nuvole più scure sembravano passate, e nessuno poteva certamente immaginarsi uno scenario bellico reale, in Europa. Uno sconvolgimento che, al netto delle posizioni sul campo, si è tradotto a livello economico in una flessione e in una stasi completa delle attività, con un aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime. “L’impatto si è fatto sentire soprattutto in termini di costo dell’energia”, conferma Roberto Ferrari, Amministratore Delegato di PSA Italy. “I terminal – e i nostri non sono da meno – sono realtà energivore: il costo dell’energia è aumentato a tal punto che nel solo terminal di Genova Pra’ abbiamo registrato un aumento della bolletta di agosto 2022 pari al 339% dello stesso periodo del 2021, passando da 550.000 € del 2021 a 1.800.000 € ad agosto 2022. Osserviamo con interesse e preoccupazione le scelte di politica energetica del nostro Paese e dell’Europa: in generale è necessario dare alle imprese delle certezze affinché non vengano penalizzate da costi operativi che subiscono e che impattano sull’azienda stessa”.
La politica energetica nazionale è sotto la lente di tutti gli operatori portuali, anche perché determina non solo il costo complessivo delle attività, ma anche la sua sicurezza. “C’è un’altra riflessione: se quest’anno abbiamo affrontato l’impatto della guerra in Ucraina, l’anno precedente i mercati hanno fronteggiato gli effetti di una pandemia globale, e prima ancora Genova ha subito la perdita di un’infrastruttura fondamentale come il ponte Morandi, con il conseguente blocco di alcune direttrici autostradali che hanno impattato pesantemente sulla città e sul porto. Di fronte a questi eventi la nostra azienda ha dovuto essere flessibile e cambiare rapidamente il proprio modello di gestione: il modello di business è cambiato e si è adattato, malgrado alcuni vincoli – come le rigidità intrinseche del sistema amministrativo e burocratico – che ciascuna azienda continua ad affrontare quotidianamente”.
Da Venezia a Genova, da Stoccarda alla Svizzera. PSA Italy sembra guardare al prossimo futuro con l’ottimismo degli investimenti a lungo periodo. È così? “Per nostro stesso dna, in PSA pensiamo sempre al lungo periodo, non siamo degli speculatori. Quando spiego chi siamo e come ragioniamo – come Gruppo e come Azienda – porto sempre a esempio la decisione di PSA di adottare tra i propri simboli quello dell’elefante: un elefante può sembrare lento, ma quando fa il passo è un passo stabile, deciso, determinato. Questa è PSA: pensiamo e investiamo a lungo termine”. Investimenti con un ritorno ben preciso, anche perché la crescita, in questo segmento economico, dipende da molteplici fattori. “Noi siamo fermamente convinti che per crescere sia necessario allargare il nostro bacino d’utenza e abbiamo investito in termini di nuovi collegamenti ferroviari, che sul nodo di Genova Pra’ stanno dando risultati estremamente soddisfacenti, con volumi in crescita”, prosegue Ferrari.
“Recentemente abbiamo comunicato lo straordinario risultato del nostro Southern Express, che ha registrato un saving del trasporto merci via treno pari all’84% in meno di CO2 rispetto allo stesso percorso su strada. Da un punto di vista del business i volumi sono costantemente in crescita e infatti è allo studio l’ipotesi di aprire a breve un ufficio a Stoccarda proprio nell’ottica di implementare il servizio e lo snodo intermodale, con un invio diretto dalle banchine genovesi, ovvero allargare il bacino di utenza di Genova e rendere Genova il gateway di entrata e uscita delle merci. Non solo: il climate change sta portando a ripensare il trasporto delle merci in Europa. La siccità dei corsi d’acqua europei ha reso il nostro scalo competitivo rispetto ai porti del nord, con l’opportunità di raggiungere più velocemente via treno – e quindi con una modalità di trasporto veloce, affidabile, sicura e ambientalmente sostenibile – il mercato del centro-sud Europa, passando proprio per il porto di Genova. Ci sono diversi elementi da considerare: questi che abbiamo appena citato, ma anche e soprattutto un cambiamento culturale dei clienti, sempre più orientati a una scelta più consapevole e green della loro logistica”.
Cresce il trasporto di yacht anche via nave, e crescono anche le competenze specifiche dei terminal. Quali sono i piani del Gruppo per differenziarsi dai competitor e per puntare a nuovi scenari?
“Gli yacht non fanno parte del nostro core business, ma sono senz’altro un tipo merceologico importante e rappresentano un aspetto di qualità del nostro lavoro, tant’è vero che la scelta di utilizzare i nostri servizi per gli yacht è in aumento, ed è legato alla ripresa del settore della nautica e al trend di mercato. Si tratta di un tipo di break-bulk con alcune caratteristiche specifiche, ovvero yacht da 20-25mt di lunghezza e di circa 45-50 tonnellate. In Liguria soprattutto abbiamo molti produttori di nautica e il flusso è sbilanciato in esportazione: chi produce yacht ha intuito che dal punto di vista di sicurezza del trasporto è conveniente e preferibile utilizzare navi contenitore, anziché una nave convenzionale, in cui il rischio di danneggiare uno yacht è più elevato. O su una nave autoaffondante, sulla quale fare un viaggio per un solo yacht sarebbe estremamente costoso, e che vengono più spesso utilizzate per imbarcare diverse decine di imbarcazioni nautiche che devono essere ricollocate dagli armatori in altre zone del mondo, secondo la stagionalità. Abbiamo professionalità specifiche in tutti i nostri terminal PSA Italy, da Venezia a Genova, che hanno il know-how necessario a lavorare insieme ai periti delle società di nautica per individuare la soluzione migliore e più affidabile per identificare il tipo di base e il numero di contenitori flat necessari e come procedere al carico o allo scarico e al posizionamento sulla “sella”.
La tecnologia viene spesso usata come “bacchetta magica” per risolvere i problemi dei porti. Siamo a un momento storico in cui è possibile assistere a dei “game-changer” in termini di abbattimento di emissioni, efficienza e sicurezza, o dobbiamo ancora aspettarci avanzamenti lenti? “Oggi la tecnologia non è una scelta: è un obbligo. Il mondo non si ferma e investire in tecnologia è un elemento indispensabile per rimanete competitivi sul mercato. La mancanza di competitività di un’azienda può innestare una crisi aziendale con risvolti gravissimi, incluso portare a problemi sociali sul territorio.
La tecnologia è un fattore competitivo strategico. Oggi più che mai è necessario fare delle riflessioni serie su temi come automazione, digitalizzazione, sicurezza ed efficienza energetica, in modo da trovare una strada percorribile a lungo termine da tutti i soggetti che a vario titolo sono interessati. La battaglia alle emissioni è uno dei temi principali e uno dei punti di forza del nostro gruppo PSA, in Italia e in tutto il mondo. Per ciò che riguarda i nostri terminal posso dirle che stiamo investendo in modo tangibile: a Venezia abbiamo stanziato 80milioni di euro per ottimizzare l’equipment, tra nuove gru di banchina e mezzi elettrici che sostituiranno quelli diesel, e a Genova stiamo sostituendo le RTG attualmente in uso con eRTG (Electrified Rubber Tired Gantry) di ultima generazione, che comporteranno un abbattimento pressoché totale delle emissioni di CO2.
“Siamo stati i primi terminalisti a Genova a introdurre gate automatizzati, che consentono un accesso in&out rapido dei camion, con un sensibile risparmio in termini di impatti CO2 grazie al passaggio fluido dei mezzi, uniti a processi paperless, per evitare lo spreco di stampe e carta e accedere direttamente alle informazioni sui portali digitali dedicati. In tutto questo, la tecnologia ha giocato un ruolo fondamentale, e infatti stiamo investendo in formazione per figure professionali con competenze IT e gestionali, oltre che operative. Lo scorso 5 settembre infatti è terminata la selezione per accedere al bando per il corso di alta formazione della durata di 2 anni, promosso da Accademia della Marina Mercantile in collaborazione con diversi terminalisti, tra cui noi di PSA Italy con i terminal di Sech e Genova Pra’, per la figura di business process officer, una figura che sopravanza il tradizionale modello di operatività delle banchine, per proporre un ruolo sempre più consapevole dell’importanza dei processi tecnologici, ambientali e di sicurezza”.
Il porto di Genova ha ormai imboccato la strada della nuova diga. Cosa vi aspettate, in termini non tanto di ricadute economiche, quanto di aumento del livello di competitività del porto nel suo complesso? “É senz’altro un manufatto datato, che va rinnovato, anche e soprattutto per un tema di sicurezza della navigazione, perciò senz’altro siamo a favore di quest’opera. Ovviamente ci sono altre opere prioritarie che incidono sulla competitività di Genova e che non vanno dimenticate, lato mare e lato terra. Soprattutto lato terra, ovvero l’efficienza del nodo stradale, tra cui la viabilità del porto e la viabilità autostradale, e l’efficienza del nodo ferroviario. Per noi, una delle opere più rilevanti rimane il Terzo Valico, con la premessa che è importante guardare a tutto il tracciato e garantire che i treni da 750 metri possano al più presto partire e arrivare dal porto. Ricordiamoci che la cosiddetta cura del ferro è uno degli obiettivi del Libro Bianco dei trasporti dell’EU, e mai come oggi il tema ambientale ed energetico è più importante”.
Leonardo Parigi