Genova – Quale sarà il combustibile del futuro delle navi, e come sarà possibile che il mondo del mare riesca davvero a essere a impatto zero?
Una domanda con risposte non scontate, visto che negli ultimi anni tutti gli operatori che lavorano nell’ambito marittimo fronteggiano numerose sfide. Dalla tecnologia alle nuove normative ambientali, la volontà unanime di ridurre l’impatto ambientale spesso si scontra con la realtà. Una realtà fatta di costi, difficoltà e visioni discordanti. Ma che necessita di un passaggio epocale: la transizione ecologica.
«Considerando le parole, è chiaro che stiamo andando verso qualcosa, che può verosimilmente essere rappresentato dall’idrogeno», riflette Stefano Barla, Marine Capital Division Manager italiano di Alfa Laval, società svedese nata nel 1883, in Italia dal 1911 . «Da qualche tempo ci stiamo domandando tutti se l’idrogeno sarà il vero carburante verde del futuro, e la risposta è potenzialmente positiva. Non solo per il mondo marittimo, perché le capacità dell’idrogeno ben si sposano con innumerevoli necessità . Pensiamo al trasporto pubblico, allo shipping, al settore delle crociere. Ma per arrivare a quel tipo di soluzione servono dei passaggi intermedi, che appunto ricadono in quella che definiamo “transizione”».
Con una quota di mercato focalizzata sulle soluzioni tecniche e industriali per il mondo Marine, Alfa Laval si è trovata nel giro di poco tempo a poter oltrepassare nuove frontiere.
«Prima che scoppiasse la pandemia eravamo arrivati a una congiuntura estremamente favorevole, con slot produttivi già bloccati fino al 2028. Ma ci siamo anche chiesti che cosa avrebbe voluto il mercato, perchè i nostri ambiti classici di produzione sono fortunatamente ben saldi. Partendo da questo dato abbiamo deciso di investire sulla sostenibilità, creando nuovi prodotti e facendo delle acquisizioni mirate su aziende che ci permettessero di crescere».
E se il futuro appare totalmente digitale, Alfa Laval ha scelto di coniugare anche questo aspetto con le basi stesse della marineria.
«Nel giugno 2021 è stata annunciata una joint venture tra Alfa Laval e Wallenius per creare AlfaWall Oceanbird, un progetto visionario per creare soluzioni innovative di propulsione eolica per navi mercantili. Il piano prevede che il sistema Oceanbird venga installato a bordo della prima nave entro cinque anni, così da integrare il fuel già normato e a basso impatto ambientale con le potenzialità del vento».
Insomma, torniamo alla classica nave a vela?
«Non proprio», prosegue ancora Barla, «perché contestualmente è stata integrata nella nostra azienda una realtà particolare come StormGeo, azienda leader nell’intelligence metereologica. Queste due acquisizioni ci consentono di pensare a quelle che sono potenzialità naturali, come la propulsione del vento, sfruttate in base ai dati scientifici aggregati forniti da StormGeo. In sostanza: avremo navi a basso o zero impatto ambientale proprio perché sfrutteremo la conoscenza dei venti, e sapremo quando e come poter utilizzare le correnti anziché il carburante».
Nella sua semplicità, una vera rivoluzione copernicana, che coniuga la tecnologia con la più basilare delle competenze marittime. Ma la sostenibilità a bordo di una struttura complessa come una nave passa anche attraverso la gestione generale dello scafo.
«Ad Aalborg, in Danimarca, abbiamo un centro di test per la marina dove vengono sperimentati nuovi combustibili. Se il gas naturale liquefatto è ormai una tecnologia consolidata, possiamo comunque lavorare sulle capacità di combustione del gas a bordo, per un livello massimo di sicurezza. La prima fase di Alfa Laval Test & Training Center, che ha una superficie di 250 m2 , è avvenuta nel 2014. Il nostro Gas Combustion Unit (GCU), sviluppato e integrato p all’interno , è una soluzione semplice e affidabile per la gestione del gas di evaporazione sulle navi con motori a doppia alimentazione . Pur essendo molto compatto e semplice nella sua installazione, è in grado di eliminare in totale sicurezza il gas che non può essere utilizzato dal motore di una nave, magari a causa di un’avaria o di un incidente. In quel caso il GCU è in grado di bruciare il gas rimanente eliminando i rischi per la sicurezza».
Dalla sede italiana di Alfa Laval a Genova dedicata al settore navale, Barla prosegue nella descrizione dell’implementazione tecnologica a bordo: «Il digital service Connectivity che viene installato nei nostri prodotti fornisce l’indicazione precisa di ciò che intendiamo per gestione integrata. Ogni sensore e rilevatore viene messo in contatto con uno dei tre centri di controllo di Alfa Laval nel mondo così che gli armatori e gli ufficiali conoscano in tempo reale il funzionamento della strumentazione e delle strutture, e che possano parlare direttamente con un esperto in caso di problemi. Ma questo significa anche un notevole risparmio in termini di tempo, oltre che una valida opzione per la riduzione degli sprechi».
Sprechi che possono essere ulteriormente ridotti, favorendo un minore impatto ambientale, grazie al sistema di Air Lubrication, una soluzione del portfolio Alfa Laval in grado di ridurre sensibilmente il consumo di carburante. Dopo l’acquisizione di Marine Performance Systems B.V., una società di tecnologia marittima con sede a Rotterdam, Alfa Laval può fornire una tecnologia che permette alle navi di ridurre l’attrito sull’acqua grazie all’utilizzo di bolle d’aria “sparate” tra la parte piatta dello scafo e il mare. Una tecnologia che dipende chiaramente dalla tipologia di imbarcazione, ma in grado di ridurre il consumo di carburante tra 8 e 12%, considerando la velocità di crociera di servizio della nave.
Leonardo Parigi