Genova – Dall’auto al camion, il futuro è elettrico. Questo almeno secondo le stime e i trend attuali, anche perché nel 2021, stando ai numeri della società di data analysis IHS Markit, c’è stato in Europa un incremento del 193% delle vendite di camion elettrici superiori alle 16 tonnellate, rispetto all’anno precedente. Se quindi la direzione è tracciata, bisognerà però capire come si muoverà il panorama continentale e internazionale.
Basta una bacchetta magica per cancellare l’impatto ambientale del mondo del trasporto?
«Operiamo in un settore troppo complesso per poter pensare che basti il colpo di una bacchetta», risponde Federico Baiocco, Head of Supply Chain di Iveco Group. «Semmai si tratta di trovare una “pozione magica”, un mix efficace. Dobbiamo tenere presente che un conto è parlare di veicoli commerciali per il trasporto merci, come i camion e i furgoni che produce IVECO, un conto sono i bus per il trasporto di persone, come quelli realizzati da IVECO BUS ed HELIEUZ. E ancora diverso è il segmento dei mezzi da cava di ASTRA o di quelli per i vigili del fuoco di MAGIRUS. Hanno tutti caratteristiche molto diverse tra loro perché devono affrontare e portare a termine missioni completamente diverse. La complessità diventa ancora maggiore se pensiamo al business di FPT Industrial, che produce motori industriali anche per mezzi agricoli, per il movimento terra, per imbarcazioni e per generatori di energia. Per noi questo mix, la “pozione magica”, è senz’altro l’approccio “multi-fuel”, che portiamo avanti da molti anni e ci permette oggi di spaziare da tecnologie per la propulsione tradizionali al gas naturale, all’elettrico a batterie e a quello alimentato dall’idrogeno».
Il settore cargo e automotive investe molto nelle nuove tecnologie, sia di assistenza di guida sia in termini di riduzione dell’impatto ambientale. In un orizzonte temporale di 5 anni, quali novità dobbiamo aspettarci?
«Il panorama è cambiato, sta cambiando e continuerà a cambiare rapidamente», prosegue Baiocco. «I progetti a cui stiamo lavorando – sia per quanto riguarda i lanci dei nuovi prodotti sia nell’ambito più specifico delle nostre Operations, nel quale è inserita la funzione di Supply Chain – sono tutti guidati da un unico macro obiettivo, che ci siamo dati come Iveco Group: raggiungere zero emissioni nette di CO2 entro il 2040, con dieci anni di anticipo sull’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi. Per sancire questo impegno abbiamo firmato nel novembre scorso il Climate Pledge, fondato congiuntamente da Amazon e Global Optimism. E i progetti stanno procedendo a una velocità senza precedenti, nonostante tutte le difficoltà che sta affrontando il nostro settore in questo periodo. Un esempio su tutti è la jv di IVECO con Nikola Motors, che porterà in produzione nel 2023 – a soli poco più di 3 anni dal suo avvio – mezzi pesanti molto avanzati in termini di prestazioni ambientali, come i camion elettrici a zero emissioni Nikola Tre BEV (Battery Electric Vehicle) e FCEV (Fuel Cell Electric Vehicle)».
A differenza dei mezzi pesanti oggi su strada, quali sono le particolari differenze che potranno mostrare le unità di prossima generazione di IVECO?
«Stiamo spingendo sull’acceleratore nell’introduzione di mezzi con propulsioni alternative. Un esempio è proprio il Nikola Tre BEV, un veicolo ideale ad esempio per le operazioni di trasporto e logistica a corto raggio. In autunno partirà il progetto pilota che IVECO e Nikola hanno avviato con il Porto di Amburgo. La prima fase prevede il test nelle aree portuali dei veicoli, insieme a soluzioni di ricarica a elevate prestazioni. Una seconda fase di più ampia portata della partnership vedrà la piena integrazione dei veicoli BEV nelle operazioni portuali e l’installazione dell’infrastruttura di ricarica e del servizio di assistenza in loco, inclusi i principali fornitori. Verranno forniti fino a 25 veicoli per queste due fasi nella versione americana del Nikola Tre».
Trasportare una merce sembra semplice, ma richiede anche risposte a numerosi fattori. Dal costo del combustibile al tempo di percorrenza. I nuovi veicoli green dovranno avere maggiore o minore duttilità rispetto al passato?
«Senz’altro maggiore. Ed è proprio questo tipo di flessibilità – dalla quale non possiamo prescindere – che ci ha spinti ad avere un approccio neutrale a livello tecnologico. Ad esempio, l’introduzione nel mercato dei camion BEV e FCEV richiederà del tempo, ma nel frattempo e ancora per lungo tempo riteniamo che i motori a combustione interna con combustibili rinnovabili come il biometano continueranno a svolgere un ruolo cruciale nel nostro settore. Per il trasporto delle merci a lungo raggio, IVECO ed FPT Industrial sono leader nei veicoli e nei propulsori a gas naturale, un combustibile che permette l’abbattimento delle emissioni e – quando è sotto forma di biometano, cioè ottenuto da fonti rinnovabili – la creazione di un’economia circolare».
Come si chiude un ciclo intero di gestione della supply chain in chiave di sostenibilità, andando oltre al concetto basilare del termine? Cioè: nel momento in cui monto su un mezzo una batteria elettrica, sono certo che il ciclo vitale del mezzo sia “sostenibile” o lo è solo perché lo definisco così?
«Non basta elettrificare un mezzo per dirsi sostenibili. Come Iveco Group siamo profondamente consapevoli del duplice ruolo che svolgiamo sia come player del settore logistico attraverso i nostri veicoli, sia come protagonisti dello stesso settore per l’elevato numero di prodotti finiti e pezzi di ricambio che dobbiamo movimentare in tutto il mondo. Per farlo dobbiamo avere un approccio graduale e che tenga presente l’intero ciclo di vita dei prodotti e dei servizi. Per questo lavoriamo anche alla riduzione dell’impatto ambientale di aree significative che includono l’uso dei nostri prodotti, la catena di servizi di logistica e i fornitori. Le aziende che scelgono di intraprendere un vero percorso di sostenibilità a 360 gradi dovranno affrontare costi iniziali, poiché questo processo prevede l’impiego di risorse a tutti i livelli aziendali. A lungo termine, tali azioni non solo aiuteranno a mantenere il benessere del pianeta, ma consentiranno anche alle aziende di ridurre al minimo le spese e gestire i rischi anticipando nuove normative più stringenti, nonché le richieste dei loro clienti e consumatori. È quindi essenziale che tutte le parti interessate continuino ad aumentare il loro impegno per la sostenibilità del settore. Così facendo, saremo in grado di offrire un domani più luminoso».
Leonardo Parigi