Quali sono i trend e i fattori di sviluppo su cui vuole puntare il governo?
“Viviamo in un mondo sempre più globalizzato, in cui la quasi totalità dei beni di consumo viaggia da una terra a un’altra, superando i confini nazionali ed europei. Proprio questa drammatica guerra ci dà, quotidianamente, la misura di cosa significhi interdipendenza globale.
Siamo davanti ad una logistica sempre più complessa che può beneficiare delle tecnologie proprie dell’Industria 4.0 come automazione fisica e digitale, analisi dei big data, blockchain, IoT, intelligenza artificiale, connettività 5G e strumenti di supporto ai processi decisionali. Sviluppo della logistica, transizione digitale, transizione e semplificazione burocratica, interoperabilità, integrazione fisica e territoriale sono interdipendenti, e sono queste le direttrici di marcia che ci vedono impegnati. Per questo è necessario investire in formazione e sviluppo del capitale umano. Se la realizzazione di un sistema infrastrutturale più moderno, integrato e resiliente, rappresenta la precondizione ideale per lo sviluppo ed il rafforzamento del settore e del Paese all’interno dei mercati nazionali ed internazionali, è evidente che formazione e innovazione sono determinanti per l’ecosistema che il PNRR mette in campo. E lo sono ancora di più se vogliamo tenere fede al patto di genere e intergenerazionale che abbiamo siglato con le nuove generazioni. Gli investimenti e le riforme del PNRR vanno decisamente in questa direzione e possono segnare davvero una svolta per il rafforzamento competitivo della logistica”.
Carburanti e ambiente sono due dei temi principali per il trasporto globale. Come si intercettano le necessità di decarbonizzazione in un momento di grave instabilità energetica?
“Il periodo che stiamo vivendo, caratterizzato da una forte instabilità energetica e da tensioni geopolitiche esacerbate dalla guerra, conferma la transizione energetica non come un costo ma un assoluto valore aggiunto.
In Italia nel 2019, ultime rilevazioni precovid, nel settore trasporti si generavano circa un quarto delle emissioni di gas ad effetto serra e quasi un terzo delle emissioni di CO2. Oggi, con i prezzi dei combustibili alle stelle, è ancor più chiaro come gli investimenti fortemente orientati alla sostenibilità ed all’efficienza energetica siano in grado di apportare benefici in termini di salute e tutela ambientale, protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo, competitività.
La crisi internazionale ha evidenziato tutti i limiti della nostra forte dipendenza energetica e le stime indicano che, anche indipendentemente dalla guerra in Ucraina, il costo dei combustibili fossili nei prossimi anni è destinato comunque a crescere. Decarbonizzare è dunque un imperativo categorico, per tenere fede all’obiettivo della neutralità climatica, consegnare alle nuove generazioni un pianeta in buona salute, conseguire una maggiore indipendenza energetica, garantire costi inferiori per i consumatori che significa tutela della popolazione più fragile e indifesa”.
Il PNRR rappresenta una panacea contro tutti i problemi insoluti delle infrastrutture o è solo una base di partenza per il futuro?
“Come non esistono bacchette magiche, così non esistono panacee assolute. Guai a pensarlo. Considero il PNRR una ottima strategia che mette a dimora, grazie al mix investimenti/riforme, il rilancio del Paese e il suo futuro. Ma questo dipenderà molto dalla qualità dell’attuazione, e di come sapremo tradurre ogni investimento in occasione concreta di sviluppo.
Il PNRR rappresenta solo l’inizio di un percorso di crescita sostenibile che cambierà il volto del nostro Paese nei prossimi 10 anni: accanto alle ingenti risorse del Piano, le Amministrazioni sono chiamate a contribuire alla programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione, dei fondi europei ordinari della programmazione 2021-2027, oltre che delle risorse nazionali e dei fondi pluriennali. Bisogna saper integrare risorse e strumenti, massimizzare le sinergie tra le diverse fonti di finanziamento, programmando interventi tra loro complementari ed in linea con i target del PNRR”.
La tecnologia rappresenta indubbiamente un fattore di sviluppo, ma porta con sé anche notevoli rischi. Come si integra la necessità della Cybersecurity, anche a fronte della nuova Agenzia dedicata?
“E’ un tema delicatissimo, perché si tratta di garantire la sicurezza e la resilienza cibernetica per lo sviluppo digitale del Paese. L’Agenzia per la Cyber Sicurezza Nazionale ha questo obiettivo, e d’altra parte la sicurezza informatica è diventata una delle principali priorità di investimento per le imprese e per le amministrazioni ed è andata sempre più consolidandosi la consapevolezza sull’importanza dell’adozione di politiche e di investimenti in cyber security non solo nelle organizzazioni più strutturate ma anche nelle realtà più piccole. Sempre più aziende adottano nuove tecnologie e reingegnerizzano i propri processi per aumentare i livelli di sicurezza ma anche per rafforzare il proprio posizionamento di mercato.
Una forte spinta al rafforzamento dell’ecosistema digitale nazionale arriverà anche dal PNRR, che prevede un investimento di 623 milioni di euro per il potenziamento dei servizi di monitoraggio e di gestione della minaccia cyber.
L’Agenzia ne curerà l’attuazione, connettendo il mondo della PA, delle imprese e dei fornitori di tecnologie. Una grande opportunità per sviluppare un sistema all’avanguardia che prevenga i rischi e potenzi e rafforzi le capacità della PA, creando nuove sinergie tra partner pubblici e privati”.
In un mondo che cambia, l’Italia è sempre baricentrica nel Mediterraneo. Quali sono oggi le strade per far crescere il nostro Paese e metterlo al riparo dall’instabilità dell’area, a livello di logistica?
“L’Italia è da sempre baricentrica nel Mediterraneo, è una evidenza geografica. Se mai si tratta di rafforzare una leadership all’altezza della geografia. La logistica in questa dinamica gioca un ruolo prioritario e strategico. Altrettanto evidente come, a maggior ragione dopo l’incidenza nel canale di Suez, si affermi l’importanza di orientare il settore in direzione di una ‘green logistics’, considerata cruciale per gestire la supply chain in modo più sostenibile.
Significa rafforzare il sistema degli interventi a supporto dell’ammodernamento e della digitalizzazione dell’intero sistema logistico, semplificando le procedure ed ottimizzando i flussi, rendendo l’intera filiera più sostenibile e resiliente al riparo dall’instabilità energetica, geopolitica ed economica. Va in questa direzione l’integrazione della rete nazionale dei trasporti con quella europea e l’intera strategia su una mobilità più efficace, efficiente, sostenibile, resiliente, messa in campo nel PNRR investendo su cura del ferro, porti, retroporti, mobilità urbana e garantendo un adeguato sviluppo dei corridoi europei, cruciali per il trasporto merci e la logistica.
Sostenibilità, rafforzamento e regionalizzazione delle catene di fornitura, logistica green, digitalizzazione, infrastrutture integrate, transizione e diversificazione energetica: sono questi i pilastri che possono rafforzare la competitività della logistica e aiutare il nostro Paese a sviluppare potenzialità rimaste bloccate per decenni”.
Leonardo Parigi