“Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario”.
Erano passati solo due giorni dall’invasione russa in Ucraina, quando Mario Draghi, nell’informativa alla Camera dei Deputati sul conflitto, tornò a parlare di carbone. Era il 26 Febbraio 2022, erano molti anni che non si ipotizzava l’utilizzo massiccio di energia fossile per l’intera economia nazionale.
La guerra ci fa tornare indietro nel tempo?
“Secondo me la transizione energetica è ormai partita“, afferma Paolo Moretti, AD di RINA Services. Mentre parliamo, la guerra prosegue sui campi ucraini, e il mondo pare essere ripiombato in un nuovo incubo, come nel 2020. Fino a poco tempo fa pensavamo che la sostenibilità e la tecnologia la avrebbero fatta da padroni, come temi centrali delle agende politiche.
Ma la realtà ci ha riportato indietro. Forse non sul tema energetico, però.
“Il processo è irreversibile, e viene sostenuto da tutti gli stakeholder. La pressione sui temi ambientali viene da tutti i fronti e non si può non affrontare, stiamo andando verso una catastrofe ambientale. Dal pacchetto Fit for 55 agli Accordi di Parigi, dalle normative IMO a quelle dell’Unione Europea, la sostenibilità ambientale e sociale e l’obiettivo zero emission sono strade iniziate che non possiamo abbandonare. La guerra ha dato più consapevolezza sulla necessità di diversificazione di approvvigionamento, oltre che sul bisogno che abbiamo di un corretto mix energetico nazionale. Quello che bisogna capire è che, come durante la rivoluzione industriale, si passerà attraverso soluzioni intermedie. Come RINA lavoriamo con tanti attori diversi, e su progetti che appaiono distanti fra loro. Non possiamo cadere in trappola della partigianerie, perché il momento storico ci impone di essere visionari e creativi. Non stiamo neanche trascurando la parte nucleare, stiamo progettando unità marine alimentate con piccoli reattori di quarta generazioni. Dobbiamo rimanere aperti sulle tecnologie ed esserne padroni“.
Padroneggiare il mezzo, dominarlo. Ma come possiamo, in un mondo tecnologico che ha una velocità doppia o tripla, rispetto alle capacità di adattamento dell’industria e del mondo produttivo?
“Parlando di shipping, dovremo fare in modo di trovare tecnologie migliori per rendere il trasporto marittimo carbon-neutral e a emissioni zero. Ma rispetto a cinque anni fa siamo molto più avanti, e nel corso del prossimo decennio assisteremo a una rivoluzione davvero significativa per la storia. Il sistema di cattura dell’anidride carbonica dall’atmosfera, ad esempio, oggi ha tutte le potenzialità di riuscita che ieri non poteva esprimere. Rappresenta una soluzione innovativa, pratica, reale e davvero efficace per abbattere di molto le emissioni nell’aria. Ma anche una grande opportunità di business“.
Oltre ai sistemi di adattamento delle navi alle nuove normative, risulta importante quindi guardare anche a nuovi impianti e nuove unità in grado di essere molto meno impattanti. Ma si può andare anche oltre?
“Dobbiamo tenere presenti tutti gli interventi per creare navi più efficienti, per sprecare meno e impattare meno, anche monitorando efficacemente i consumi. Come RINA abbiamo sviluppato un prototipo sviluppato a LNG che crei a bordo idrogeno grazie alla tecnologia esistente. La nave sarà quindi in grado di produrre essa stessa energia pulita, e tutto con una tecnologia esistente. Se pensiamo al 2030, potremmo davvero assistere a una totale e completa rivoluzione energetica.
I porti giocano un ruolo fondamentale“, prosegue Moretti, “perché in Italia non è detto che per forza dovremo produrre fonti rinnovabili. Saremo certamente un crocevia dello smistamento e del passaggio del trasporto marittimo di lunga gittata, perché certe risorse non possiamo pensare di crearle in casa nostra senza le reali capacità per farlo“.
Il Presidente Draghi, il Ministro Cingolani e il Ministro Di Maio stanno rinforzando in queste settimane le potenzialità energetiche italiane, anche grazie a nuovi accordi con alcuni Paesi africani. Nuovi miliardi di metri cubi di gas arriveranno in Italia dall’Algeria, dal Congo, dall’Angola.
Ma la geopolitica è una materia sensibile tanto quanto l’energia, e allora la sicurezza diventa un fattore di costo e di incertezza.
“A noi servirebbe innanzitutto una visione europea, perché come singole nazioni andiamo davvero poco avanti. Le catene logistiche globali oggi soffrono, ma non sappiamo cosa ci aspetti in futuro. Chi avrebbe potuto immaginare la pandemia? La Cyber security è quindi una necessità, nel momento in cui la logistica globale diventa il perno su cui si innesta la digitalizzazione. RINA è nata come società di classificazione navale, quindi abbiamo nel DNA l’avere un mandato industriale per il mantenimento di determinati standard. Ma poi la nostra diversificazione ha portato ad avere parametri di sicurezza in linea con quelle che sono le normative nazionali e internazionali, e su questo abbiamo appreso molto dal settore energetico. Stiamo interpretando il cambiamento cambiando noi stessi. Non possiamo più essere solo dei certificatori passivi, dobbiamo avere una forte componente di dominio sui dati e sui trend. Per società come la nostra il vantaggio competitivo non è più dato dal lavorare in tutto il mondo, ma dall’avere il dominio della tecnologia stessa, per poter lavorare anche su analisi di risk-assessment in grado di fornire risposte a tutti i principali player globali. Non solo non possiamo, ma non vogliamo tornare indietro. Abbiamo tutte le potenzialità per guardare al domani con coraggio e intraprendenza“.
Leonardo Parigi