Se il mercato della nautica sorride grazie a una crescita sostenuta, viene da domandarsi se i mari, i porticcioli e le baie che caratterizzano il cuore pulsante del diporto, ovvero il Mediterraneo, sono sicuri. Perché ogni anno si registrano incidenti anche gravi, e l’estate del 2024 ha sicuramente segnato un punto sui trending topic delle tragedie in mare. Un fattore importante da considerare è anche il cambiamento climatico, che se regala una stagione estiva sempre più lunga e assolata, crea anche disastri di proporzioni sempre più inquietanti, anche in mare.
I dati del rapporto 2023 di Stb Italia, società specializzata nella consulenza tecnica per il mondo marine, parlano chiaro. L’analisi, che prende in considerazione i sinistri dello scorso anno affidati alla stessa società dalle controparti, riporta un numero di 399 eventi da periziare, rispetto ai 417 del 2022. Un numero inferiore, che però è ridotto da migliori condizioni meteomarine e da un numeri di affondamenti più ridotto. Gli urti in banchina risultano invece più numerosi, così come i danni ai motori. Ma facendo riferimento al 2021 gli incidenti gravi erano stati 4, mentre nel 2023 se ne contano 11. Sono stati 56 i sinistri riferibili alle condizioni meteo, rispetto agli 88 del 2022, mentre le collisioni tra imbarcazioni sono state 126, in leggero aumento. Otto i danni a causa dei fulmini, due quelli relativi agli incendi a bordo (in riduzione rispetto ai 6 dell’anno precedente).
Più barche, più incidenti?
“La sensazione è che negli ultimi anni ci sia stato un aumento di sinistri maggiore, anche perché le barche in circolazione sono banalmente di più”, commenta Marco Calabria, a capo di Marine Experts, società di consulenza e di perizie con base a Monaco e uffici regionali in tutto il mondo. “Il grande boom delle vendite porta con sé un aumento inevitabile del numero di incidenti, non per forza gravi. Uno dei temi su cui sarebbe bene riflettere è la competenza degli equipaggi, perché si tende a sottovalutare un aspetto importante come l’assoluta affidabilità di persone che, oltre all’esperienza, devono oggi considerare molti più rischi. Il tema della formazione è sul tavolo, e se l’Italia vuole crescere non soltanto per la cantieristica, deve domandarsi anche quali siano i passaggi fondamentali da fare per insegnare scrupolosamente alle nuove generazioni che questo è un mondo sì marittimo, ma particolare”.
C’è poi un tema complesso che è quello del rapporto tra equipaggio e armatore. Il rischio aumenta, se il comandante non ha la serenità di poter porre limiti anche di buon senso agli ospiti? “Certamente è più complesso perché non si è a bordo di navi in cui tutto è normato“, prosegue Calabria. “Un comandante di una nave da carico o da crociera sa cosa deve e non deve fare, e rappresenta l’autorità. Diverso il caso della nautica, dove abbiamo anche recentemente assistito a incendi causati da fuochi d’artificio sparati in aree protette, oltre ad ancoraggi in aree eccessivamente affollate o vicino alla costa. Il rapporto umano e professionale tra l’armatore e l’equipaggio, che si esprime la maggior parte del tempo in condizioni di vacanza e relax, rischia di compromettere in certi casi la sicurezza degli ospiti a bordo”.
“Peraltro, va sottolineato come le navi da diporto a uso privato abbiano un quadro normativo abbastanza debole, differente da bandiera a bandiera. Ci sono ampi margini di manovra, cosa che lascia aperte le porte anche allo scarso buon senso. Le tante nuove unità in circolazione sono comunque concentrate sul Mediterraneo, nonostante la crescita che registriamo anche in altre zone del mondo. Ma la densità del traffico in Asia, Nord America e nel golfo persico è decisamente inferiore a quello che vediamo sulle nostre coste. I sinistri più frequenti dipendono dal contatto tra le unità, e la tecnologia a bordo aiuta fino a un certo punto, perché l’apporto umano è preponderante. Per l’uso privato va registrato ad esempio che non c’è obbligo di impianti antincendio nella zona notte, e questo è un rischio enorme per le persone che magari sono poco avvezze ad andare per mare. Gli standard di costruzione possono migliorare, ma non serve una bacchetta magica: serve una riflessione europea o almeno nazionale per alzare gli standard di sicurezza a bordo, almeno sui punti fondamentali delle barche”.
Leonardo Parigi