Quanto è lungo il passo dalle navi di crociera a quelle militari? Forse non così tanto, se un cantiere storico come Mariotti – fondato quasi cento anni fa – ha saputo alzare l’asticella della sua produzione verso sofisticate unità per la Marina Militare italiana. “La nostra storia certamente parla di altro, ma è una nostra caratteristica quella di provare ogni volta a spingere più in alto le nostre competenze e le possibilità del nostro cantiere”, racconta Marco Ghiglione, managing director del cantiere genovese. “Da qualche anno abbiamo iniziato questa produttiva collaborazione con la Marina, e siamo molto orgogliosi di poter lavorare per un’istituzione di questo livello. Oltre alla nostra esperienza in fatto di navi luxury, superyacht e da crociera, affianchiamo la linea con un orgoglio nazionale che, in più, allarga le possibilità del nostro business a tante altre ipotesi”.
La prima unità sviluppata da Mariotti per Palazzo Marina è stata la nave di supporto al comparto subacqueo che andrà a sostituire la “Anteo”, ormai a fine vita operativa. L’unità, che al momento porta ancora il tecnico nome di Sdo-SuRS (Special and Diving Operations – Submarine Rescue Ship) rappresenta il nuovo supporto del sistema della difesa alle operazioni subacquee. La nave, infatti, sarà dispiegata come possibile soccorso dei sottomarini e delle altre attività dei sommergibili, anche per il loro eventuale recupero in caso di incidenti. La Sdo-SuRS agirà in ambito di sorveglianza a impianti sottomarini cruciali e sensibili, oltre che nell’intervento di recupero in alto fondale potendo operare con una gru fino a 3000 m di profondità.
“Una eventualità che ovviamente speriamo non si verifichi”, sottolinea Ghiglione, “ma che significa fornire al comparto difesa un’unità altamente tecnologica, in grado di integrarsi perfettamente in quelle che sono le esigenze contemporanee anche a livello tecnico. Per noi è stata una sfida importante, ma abbiamo anche visto come sia stato poi agevole integrare i team di lavoro su linee di produzione così diverse. La nave, adesso ancora nel sito di San Giorgio di Nogaro, arriverà entro fine anno a Genova per l’allestimento finale. Sarà varata poi con il nome di “Olterra”, riprendendo il nome di una nave impiegata nel corso della seconda guerra mondiale per le operazioni speciali. È stata studiata per poter operare in ambito Nato, potendo fornire supporto anche ad altre unità delle marinerie alleate”.
Alta tecnologia per le nuove unità
Elemento centrale delle capacità diving della nave sarà costituito dall’impianto di immersione in saturazione di produzione denominato “Serie 100”, fornito da Drass. Il sistema permetterà a 12 operatori subacquei del GOS (Gruppo Operativo Subacquei) del COMSUBIN della Marina Militare di condurre immersioni in saturazione fino ad una quota di 300 metri. Il cantiere T. Mariotti integrerà inoltre, su questa piattaforma avanzata, strumenti sofisticati quali sensori elettroacustici (sonar multifrequenze e scanner rimorchiati), sistemi idro-oceanografici con sonde trainate, veicoli subacquei filoguidati (ROV – Remote Operate Vehicle) e veicoli autonomi (AUV – Autonomous Underwater Vehicle).
“Sul finire dello scorso anno siamo riusciti ad aggiudicarci la gara per la realizzazione di due unità ausiliarie e logistiche, sempre per la Marina Militare. Sono due unità più piccole, ma cruciali, che forniranno il supporto tecnico per raggiungere i fari e le postazioni più complesse della struttura di sorveglianza marittima nazionale. Sono due unità che dovranno essere estremanente flessibili e duttili, in grado di essere utilizzate nei frangenti più diversi, a seconda della necessità.
Poter partecipare attivamente alla sostituzione di vecchie unità, andando ad ammodernare quindi la flotta militare italiana, è davvero motivo di orgoglio. Anche perché è importante considerare questo cantiere, come altri analoghi, davvero un’eccellenza del territorio. Su determinati segmenti di mercato l’Italia non ha più economie di scala, e lo sappiamo. Ma saperci consolidare su unità di altissimo valore aggiunto può essere una chiave di volta per l’intero settore, e richiede occupazione altamente specializzata, creando quindi ricchezza diffusa e lavoro di qualità”. Con oltre 100 dipendenti diretti e un indotto di circa 1.000 persone durante le costruzioni, il cantiere può contare su una superficie disponibile di oltre 35.000mq (di cui 10.000mq coperti) e la disponibilità degli adiacenti 5 bacini di carenaggio con dimensioni fino a 267m di lunghezza, 40m di larghezza e 11.50m di profondità.
Leonardo Parigi