Se la nautica italiana naviga a gonfie vele, il turismo nautico può fare molto di più

di Francesco di Cesare, Presidente di Risposte Turismo.

L’industria italiana della nautica da diporto, come verrà certificato da rappresentanti e operatori che arriveranno a Genova in questi giorni, sta vivendo stagioni particolarmente importanti. Mentre l’Italia in quanto destinazione di turismo nautico può e dovrebbe fare molto di più. Non basta essere Paese leader per la produzione di barche o tra i principali luoghi nel mondo per posti barca (ricordo come circa l’8%, un posto barca su 12 nel mondo, si trovi in Italia) così come essere stato – quello del turismo nautico – tra i primi comparti a ripartire già nell’estate del 2020 anche grazie ai movimenti di diportismo di cortissimo raggio ed alla passione di molti italiani. Purtroppo, rispetto alle attese, il prodotto turistico nautico non ha beneficiato di una particolare spinta nei mesi successivi alla pandemia, risultato in qualche modo conseguenza di una ancora non completa costruzione del prodotto (intesa come offerta complessiva per chi ama fare turismo in barca), di un debolissimo sforzo e investimento di comunicazione per promuovere l’Italia quale destinazione di turismo nautico (oggi il peso medio dei turisti nautici stranieri è inferiore al 20%), e di mancanza di collegamenti e integrazioni tra le varie iniziative che pur vengono attivate in questo comparto.

Francesco di Cesare, Presidente di Risposte Turismo

Eppure è un settore che, forse anche più di altri, ha davvero bisogno di un supporto e un cambio di marcia, considerati i non pochi ostacoli che già si sono frapposti negli ultimi anni ad un suo consistente sviluppo. I segnali sono però oggi favorevoli: il turismo nautico fa parte di uno degli 8 comparti di rilevanza strategica del Piano strategico del turismo 2023-2027 ed in particolare con azioni inserite nel pilastro dell’innovazione (nel precedente la parola nautica non era mai menzionata). Ci sono iniziative congiunte tra Regioni, come quella che insieme al Ministero del Turismo ed ENIT, vedono Assonautica impegnata nel progetto “L’Italia vista dal mare – Scopri dove ti porto”, o il recentemente presentato primo Piano nazionale del Mare frutto del comitato interministeriale per le politiche del mare. Ed anche gli operatori si mostrano fiduciosi: una delle recenti ricognizioni di Risposte Turismo presso operatori charter nazionali e internazionali attivi in Adriatico ha fatto emergere un significativo orientamento alla crescita nel 2023 dopo i buoni risultati del 2022. 

Purtroppo, l’integrazione dei porti turistici con l’offerta delle aree ospitanti è ancora sotto potenziale, ed è fondamentale per attrarre turisti stranieri a vivere l’Italia dal mare: ci sono iniziative interessanti –sia nell’ambito della fruizione sostenibile che di progetti che avvicinano i giovani ai primi charter – ma sono ancora troppo sporadiche e discontinue nel Paese. E proprio dal sostenere e favorire il turismo nautico in maniera più coordinata e continua potrebbe passare il coinvolgimento economico ed occupazionale di territori più difficilmente accessibili, e con una formula particolarmente sostenibile.

E in quest’ambito il turismo dei grandi yacht meriterebbe particolari e dedicate attenzioni non solo per la capacità di attivazione economica che può generare in presenza di condizioni strategiche che troppo spesso vengono date per scontate.

Francesco di Cesare