Digitalizzazione e cybersecurity: la sfida dei porti e della logistica

di Teodoro Chiarelli

La sicurezza informatica, spiegano gli esperti di Barracuda (uno dei più importanti fornitori di soluzioni di sicurezza cloud-first), è un viaggio. Guardando al passato, gli ultimi vent’anni raccontano che hacker e team di sicurezza si sono continuamente adattati a uno scenario mutevole, imparando anche gli uni agli altri, ed entrambe le parti hanno sia guidato sia subito il cambiamento. Un dato: oggi i malware conosciuti sono più di un miliardo, 94 milioni dei quali comparsi negli ultimi 12 mesi. Nel 2009 la cifra ammontava a 25 milioni.

Sempre secondo Barracuda, nei prossimi cinque anni si andrà a passo di carica nell’adozione diffusa dell’Intelligenza artificiale, che avrà significative ricadute sulle aziende, sulla società e sulla stabilità geopolitica. L’AI permetterà anche ai Security Operations Center di essere più intuitivi e reattivi, velocizzando i rilevamenti, la comprensione e la mitigazione di incidenti complessi.

Si stima che, entro la fine del decennio, il quantum computing diventerà una strada praticabile dal punto di vista dei costi e potrà trasformare ogni cosa, dallo sviluppo dei farmaci ai mercati finanziari, fino allo studio del cambiamento climatico e alle previsioni meteo. Il calcolo quantistico avrà, inoltre, un significativo impatto sulla cybersicurezza, anche rispetto alla capacità di decifrare la tradizionale crittografia. Nei prossimi anni la trasformazione proseguirà e diventerà ancor più rapida. Emergeranno nuove vulnerabilità e nuove minacce, che convivranno con tattiche e debolezze vecchie di decenni. La cybersicurezza dovrà inevitabilmente trovarsi pronta.

È chiaro, perciò, che digitalizzazione, automazione e cybersecurity rappresentano strumenti indispensabili per il futuro dei porti, della logistica e dei trasporti. La forte spinta alla digitalizzazione, nonché la condivisione dei dati attraverso le piattaforme logistiche, porta con sé un rischio altissimo di attacchi cibernetici. Certamente l’Italia e l’intera Europa non possono permettersi un’interruzione della catena di gestione di una parte importantissima del sistema economico. “Ben vengano – ha detto recentemente il viceministro al Mit, Edoardo Rixi –  contromisure sofisticate e condivise“.

Attaccare un porto significa attaccare la catena di approvvigionamento del Paese, più aumentano le tensioni geopolitiche e più cresce la vulnerabilità. “Dobbiamo andare verso una struttura – sostiene il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago – dove l’attacco a un singolo scateni una reazione di sistema sinergica, efficace e con grande potenza di fuoco”.

Per quanto riguarda l’attualità italiana, il Pnrr destina alla digitalizzazione in chiave di cybersicurezza una dotazione complessiva di 250 milioni di euro, di cui 70 destinati alle AdSP, da mettere a gara entro il 2024. Usiamoli.

Teodoro Chiarelli