“Tecnologia e digitalizzazione sui processi vanno avanti di pari passo, in parallelo. Dobbiamo però considerare due ordini di idee sulla tecnologia e sull’innovazione, ovvero un tema interno e uno esterno. Se sul fronte interno un’azienda ha già in atto un processo di digitalizzazione che va avanti inesorabilmente da almeno trent’anni, dall’altra, ovvero in esterna, le società si devono mettere in relazione a una serie di soggetti diversi. Autorizzazioni e processi digitalizzati, PCS, standard normativi europei e via dicendo, abbiamo dovuto imparare a interfacciarci con una molteplicità di sistemi informatici. Oggi un camion è diventato una specie di navicella spaziale, al cui interno l’operatore deve avere tutte le possibilità pratiche di essere autonomo. Ma restano anche tanti punti interrogativi, tra cui il fatto che un autista deve avere almeno venti diversi tesserini per entrare nei porti italiani. Che senso ha?”
Roberto Vidoni, Managing Director di Autamarocchi, racconta tutte le sfide dell’azienda friulana, operativa da oltre trent’anni con l’attuale nome societario. “Per dimensione dell’azienda, quello interno è un processo che non ha mai fine. Ci siamo concentrati su determinati aspetti come la digitalizzazione dei documenti, diventando una società basata sul concetto di paper-less. Significa sicuramente agire in ottica ambientale, ma anche avere un tracciamento costante di tutte le informazioni, condividere uno standard di sicurezza più alto. Il GPS ce l’hanno tutti, ma va messo in relazione con tutti i sistemi. A cosa mi serve il dato puntuale se non è messo in relazione all’intera cornice del processo logistico? Abbiamo sviluppato in-house l’Intelligent Transport System, che permette di gestire ogni aspetto del trasporto. Dall’inserimento dell’ordine alla fatturazione, dalla gestione del mezzo a quella del personale viaggiante, nessun documento è cartaceo, ma tutto digitale e messo a disposizione dell’intera catena logistica”.
E se la localizzazione del mezzo non è sufficiente, dunque, qual è il contesto tecnologico in cui ha davvero una logica “intelligente” quella di sfruttare tutti i dati a disposizione? “Oggi posso sapere dov’è un camion, ma anche quanto consuma in base alla strada che sta facendo. Ho a disposizione la telemetria del mezzo e persino la diagnostica per i difetti di funzionamento, lo stile di guida che coinvolge l’autista per migliorarlo, la gestione delle ore di guida e di riposo del conducente. Tutte informazioni che, se correttamente utilizzate, possono darci una panoramica più chiara su dove possiamo migliorare, in termini di efficienza, risparmio e benessere dell’autista”.
Dentro Autamarocchi il presente non è fatto di documenti e faldoni, ma di ledwall e AI. La control room del traffico mette a disposizione tutta la mole di informazioni, e l’intelligenza artificiale, ora in fase di test con alcuni partner internazionali, aiuta l’azienda sulla programmazione dei trasporti. “Questa sarà l’evoluzione dei prossimi mesi e anni”. Se il futuro avanza, non tutti però vogliono muoversi allo stesso passo. “C’è ancora un 35% di clientela che non utilizza la nostra piattaforma di inserimento degli ordini, e continua a mandarci una mail, magari con dettagli che poi devono essere ripresi da un operatore pezzo per pezzo. Non è un problema di tecnologie disponibili, ma di volontà. Diverso il tema del documento di trasporto internazionale, che dovrebbe finalmente diventare digitale in tutta Europa entro il 2024. Un salto in avanti per cui noi siamo già pronti da tempo”.
Leonardo Parigi