I sei porti del Mare Adriatico Meridionale alla sfida della sostenibilità

“Nonostante ci fossero già azioni e attività in atto sul tema della sostenibilità ambientale, il momento zero è stato certamente lo sconvolgimento della pandemia”. Ugo Patroni Griffi, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, vede nell’ultimo triennio un’accelerata decisa sulla transizione ecologica ed energetica, e così anche i cambiamenti relativi ai traffici e agli investimenti necessari. “Le nostre dinamiche industriali e logistiche, parlando come sistema-Paese, sono state stravolte dal Covid, e la transizione energetica è il frutto anche della congiuntura internazionale. Oltre alle sensibilità del nostro tempo e alle nuove normative internazionali, una forte accelerata deriva in questo senso anche dalla congiuntura internazionale, dove il carburante oggi rappresenta una quota di oltre il 30% delle rinfuse a livello globale”.

Il Presidente Ugo Patroni Griffi

“In un Paese che vive di commercio come il nostro” – il ragionamento di Patroni Griffi – “le quote di trasporto dei carburanti sono anche maggiori. Le esigenze energetiche italiane sono molto rilevanti, e così le importazioni sono centrali per il pieno funzionamento del sistema industriale”. Un pensiero che tocca direttamente anche i porti, di cui almeno il 40% dell’economia dipende proprio dai carburanti. “Le ultime notizie sui motori termici del settore automotive, con il divieto di vendita di auto di questo tipo a partire dal 2035, avranno un impatto fortemente negativo su ampie fasce di popolazione. Sembrano temi tra loro distanti, ma in realtà sono tutti pezzi dello stesso puzzle”.

Anche perché dobbiamo considerare tutti i mezzi pesanti, che in Italia rappresentano una fetta consistente del trasporto che entra ed esce dai porti. “Sì, dobbiamo ripensare molto velocemente il nostro fabbisogno energetico da qui a 15 anni, e diventa cruciale investire in tutta la filiera dei carburanti alternativi. A iniziare certamente dal gas naturale liquefatto (GNL, ndr), su cui non si è fatto ancora abbastanza. Ma c’è anche tutto il tema dei bio-carburanti, su cui l’Italia potrebbe avere un peso di assoluto rilievo, visto che siamo in larga parte ancora un Paese agricolo, dotato di enormi risorse di bio-masse”.

Oltre il gas, verso l’ammoniaca e l’idrogeno

“In alcune aree d’Italia si sta lavorando sulla creazione dell’idrogeno dalla chiusura del ciclo dei rifiuti, come nel Lazio, ma esistono anche carburanti di sintesi che derivano dal trattamento e dalla segregazione della CO2. L’ammonia è una delle soluzioni di cui si legge sempre di più, e gli order book degli armatori si stanno riempiendo di nuove navi con questa tipologia di carburante. Ma anche il metanolo farà la sua parte. Il punto è che i porti italiani dovranno presto dotarsi di infrastrutture necessarie, anche se il mercato sta andando verso un’accelerata decisa grazie alla tecnologia, e spesso le nazioni e le leggi arrivano in ritardo”.

“La posizione geografica dell’Italia ci consente di intercettare tutti i flussi energetici necessari per la transizione energetica, e così il grande numero di scali rispetto al territorio ci aiuterà a diversificare, pur mantenendo la polifunzionalità di ogni singolo porto. Tuttavia, serve consapevolezza a livello nazionale, con politiche energetiche e di sviluppo chiare, che non rispondano soltanto a fasi emergenziali, ma che sappiano traguardare il presente andando in una direzione di indipendenza energetica, senza passare dal fossile ad altre fonti di energia che sono appannaggio di terze parti”.

I privati stanno investendo molto nei nostri porti“, prosegue il Presidente dell’AdSP di Bari. “Realtà private si apprestano a creare un’area a Manfredonia legata al gas di sintesi, mentre a Barletta ci sono progetti in itinere che riguardano sempre questi temi. A Monopoli abbiamo una centrale a biomasse per l’importazione di olii, mentre a Barletta abbiamo sviluppato nuovi traffici legati al riciclo della plastica. Il tutto ovviamente oltre agli investimenti di Edison a Brindisi sempre sull’LNG”. Oltre agli investimenti in essere, alla fine del 2022 l’AdSP MAM ha stipulato un contratto di appalto per la progettazione definitiva degli interventi legati all’elettrificazione delle banchine nei porti di Bari e Brindisi. Il cold ironing degli scali pugliesi prevede la realizzazione di un sistema in modo da garantire l’alimentazione contemporanea di due navi Ro-Ro/Ro-Pax, attraverso l’installazione di un convertitore di potenza da 6,5 MW con uscita a 11 kV predisposto anche per un futuro ampliamento dell’impianto che consenta anche l’attracco di navi da crociera. “È un lavoro di Paese”, prosegue ancora Patroni Griffi. “Dobbiamo creare uno scenario di probabilità in grado di anticipare il mercato, andando a sviluppare un’offerta – per quanto complessa – per la domanda del domani”.

È corretto allora mantenere più funzioni su ogni porto, anche se implica una concorrenza tra gli scali? “Sono convinto che la polifunzionalità dei porti sia un fattore di resilienza. Negarla è un pericolo nei confronti di shock asincroni, come la pandemia stessa. Pensiamo a quei porti che hanno visto azzerarsi il traffico passeggeri, ad esempio. Le compagnie chiedono questo, ovvero il fatto che in un porto ci possano essere diverse attività. Chiaramente poi dipenderà dal retroterra e dal territorio dare risposte e il giusto mix di azioni che si svolgono sulla costa, ma credo che questo significhi assecondare il contesto economico di riferimento”.

Leonardo Parigi