“Un porto del XXI secolo o è green o non può definirsi tale”. È quanto afferma il Presidente dell’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Pino Musolino, aggiungendo che “per riscontrare agli ambiziosissimi obiettivi fissati dagli SDG 2030 e dagli obiettivi di decarbonizzazione IMO 2050, i porti devono essere sulla linea più avanzata della partita globale della decarbonizzazione”.
“Risulta evidente”, prosegue il Presidente dei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, che parte dei fondi che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha inserito nel PNRR e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel fondo complementare, ad esempio per il cold-ironing, dovranno essere la leva inziale ma non certo il punto di arrivo delle ambizioni ambientali che i porti italiani si devono porre”.
Un altro aspetto da evidenziare è che la stragrande maggioranza dei porti è inserita al centro delle città o nelle zone limitrofe. Pertanto, è necessario accelerare sulla decarbonizzazione degli scali affinché essi siano assolutamente compatibili con i territori che li ospitano, creando le condizioni di accettabilità sociale dei porti stessi da parte delle proprie città.
La visione di Civitavecchia
“Per fare tutto questo – aggiunge Musolino – deve esserci una strategia nazionale, che altro non è che una concretizzazione di una strategia che deve avere un respiro europeo. Abbiamo gli spazi, la necessità di farlo: possiamo utilizzare la rivoluzione verde insieme a quella della logistica e dei trasporti del prossimo futuro come elemento di innovazione e rinnovamento per creare nuovo sviluppo e nuova occupazione nei porti italiani. È una grande sfida che ci appassiona, e come porto di Civitavecchia vogliamo essere all’avanguardia nel giocare e cercare di vincere questa sfida”.
I porti e la sostenibilità viaggiano sulla stessa rotta. Blue e Green Economy si intrecciano con punti di contatto sempre più marcati ed evidenti. In questo senso la spinta offerta dal Pnrr è certamente molto forte, ma gli scali italiani devono dimostrare di essere pronti a cogliere questa grande opportunità, affinché non diventi una grande occasione persa. A Civitavecchia, con oltre 250 milioni di euro che sono stati assegnati tra Pnrr (di cui 90 milioni di euro solo per il cold ironing) e fondo Infrastrutture, si potrà trasformare profondamente il porto, andando ad incidere positivamente pure sulla città e il territorio circostante.
Rendere più verdi e sostenibili gli scali significa inoltre migliorare la qualità della vita degli abitanti delle città portuali. Un altro motivo fondamentale per cui il rilancio della portualità, e quindi dello shipping, non può fare a meno di innovazione e sostenibilità. Due driver di sviluppo che, insieme agli analoghi interventi sulla logistica, consentiranno di creare nuovi posti di lavoro e rendere sostenibile la svolta green anche dal punto di vista economico e sociale.
Gli investimenti
“Ci stiamo muovendo lungo queste direttrici – dice ancora Musolino – anche al di là di quanto previsto nel Recovery Fund, con l’obiettivo di vincere la sfida che è propria del “Green Deal” europeo. Non a caso, la nostra AdSP è tra le primissime in Italia a lanciare una Comunità Energetica Rinnovabile Portuale, dopo che già con il Documento Energetico Ambientale di Sistema Portuale avevamo anticipato quanto poi è stato previsto dalla normativa nazionale. La gara sul Cold Ironing è partita, in perfetto allineamento sulla tempistica prevista dal Ministero. Stiamo così dando piena attuazione alla transizione ecologica ed energetica dei sistemi portuali di nostra competenza”.
Entro il prossimo anno, Civitavecchia si appresta anche a realizzare la prima “Hydrogen valley portuale” italiana. Nel porto laziale circoleranno autobus alimentati a idrogeno, a emissioni zero, grazie al progetto Life3H, che vede la Regione Abruzzo capofila nell’ambito di un’iniziativa che porterà alla realizzazione di tre “Hydrogen valley” in tutto il Paese.
Il progetto Life3H rappresenta la punta di diamante di una serie di azioni coordinate sull’utilizzo dell’Idrogeno, facendo sì che Civitavecchia sia, da subito, in prima fila nelle scelte per cui l’idrogeno costituisce un pilastro della più ampia strategia sulla sostenibilità del sistema portuale. Un complesso di realtà che coinvolge necessariamente anche gli stakeholder e gli altri protagonisti del cluster, in cui senza dubbio tra i più attivi in assoluto, con risultati di eccellenza in Ricerca & Sviluppo, è il gruppo Grimaldi, che fin dal 2021 ha toccato Civitavecchia con il suo gioiello a zero emissioni in porto “Eco Valencia”.
Leonardo Parigi