La città che si muove. La sicurezza sanitaria a bordo delle navi passeggeri

Navi da 4000 o 5000 passeggeri, con altre migliaia di addetti di equipaggio. Navi complesse, che navigano in acque vicine alle coste delle isole, o magari lontane mille miglia dalla terraferma. Gli scafi contemporanei sono in grado di ospitare l’equivalente di piccole città, in termini numerici e non solo. Hanno bisogno di sofisticati impianti di raffreddamento e riscaldamento, hanno la necessità di illuminare efficacemente magari dieci, venti ponti, con migliaia di cabine e decine di bar e ristoranti. Paesi in movimento, che hanno bisogno di tutto. Tra cui, sicurezza e salute.

L’Europa e gli standard

“L’esperienza del ShipSAN Act è stata importante per il settore marittimo passeggeri, perché racchiude al suo interno l’esperienza pratica di 24 Paesi europei e oltre 30 partner privati, con la collaborazione attiva delle principali compagnie armatoriali a livello mondiale”, racconta Antonello Campagna, Professore dell’Università Statale di Milano e Dirigente del Ministero della Salute. Con un’esperienza ventennale nella gestione della profilassi internazionale e sulla vigilanza igienico-sanitaria sui mezzi di trasporto, Campagna analizza il discorso: “Il tema sanitario è diventato prorompente negli ultimi due anni di pandemia, soprattutto a bordo di aerei e navi passeggeri, ma già da tempo si registra un approccio culturale caratterizzato da maggiore attenzione e sensibilità. Già dai primi anni 2000 negli Stati Uniti qualsiasi passeggero può consultare sul web tutti i programmi sanitari e i risultati delle ispezioni sanitarie  a bordo delle navi, grazie al database del Vessel Sanitation Program del CDC (Center for Disease Control) preposto alla sanificazione delle navi. In Europa si è partiti con un po’ di ritardo nel 2008, e se anche  il Covid sicuramente ha rallentato i programmi continentali, sono stati fatti importantissimi passi avanti per standardizzare le linee-guida sulla sicurezza sanitaria e le ispezioni a bordo”.

“Quando pensiamo alla salute, a bordo di una nave, generalmente facciamo riferimento al personale medico imbarcato. Ma se questo è certamente un aspetto importante, dobbiamo anche considerare una molteplicità di fattori determinanti per la salute di migliaia di ospiti, che provengono da decine o centinaia di diversi Paesi. Pensiamo ad esempio al fatto che tutti i ristoranti debbano avere procedure igieniche e strutture refrigeranti adeguate, che i sistemi di ventilazione e di purificazione dell’aria siano puliti, che le acque di piscine e spa siano sicure come sicuro. Sembra banale, ma ciò che utilizziamo ogni giorno a terra va ricreato completamente a bordo, ed è tutt’altro che facile mantenere alti standard di sicurezza e di igiene con una vita, come quella su una crociera, che richiede costante socialità tra migliaia di persone diverse, in uno spazio ristretto”.

Salute, igiene e tecnologia

“Tutti questi aspetti”, prosegue ancora Campagna, “disegnano anche una realtà per cui avere un database consultabile e ottenere ottimi punteggi sui controlli, diventa anche un parametro di marketing per le compagnie. Più salute e più igiene, uguale più clienti. Come Health Port Authority della Liguria a Ottobre abbiamo presentato recentemente insieme ai partner europei, in occasione del congresso Shipsan di Atene, i risultati delle ispezioni del quadriennio 2018-2022, e abbiamo sviluppato anche una serie di protocolli ad hoc per gli ospedali di bordo delle nuove navi. Perché il controllo e il buon esito di un sistema igienico così complesso deve partire anche dal design della nave, quindi dal cantiere con un approccio partecipato e collaborativo “from the board to the sea”. Rispetto al passato, dove si ragionava solo su criteri strutturali per numeri relativi a quanti posti letto di isolamento disponibili rispetto al numero dei passeggeri, oggi sappiamo che serve un approccio flessibile con capacità di risposta rapida ai vari scenari”. Tradotto: non possiamo pensare di allestire un intero ponte di una nave da crociera per i posti letto da ospedale, ma possiamo far sì che già in fase di costruzione si ipotizzino ampi spazi manovrabili a seconda delle necessità con procedure organizzative di risposta agli outbreaks infettivi ben definite e personale di bordo addestrato.

“Se c’è una cosa che ci ha insegnato l’esperienza del Covid, è che dobbiamo farci trovare pronti e dobbiamo essere più flessibili. Occorre ragionare non solo sul personale di bordo e sul numero di addetti, ma anche sulle competenze scientifiche che possiamo mettere a disposizione come network, sulla tecnologia che su può sviluppare e adottare, sulla manovrabilità degli spazi di bordo. I Public Health Officer sono figure che lavorano anche in questo senso, andando a tradurre in risposte concrete le problematiche sanitarie che possono generarsi avendo a contatto migliaia di persone ogni giorno. E qui possiamo davvero fare la differenza, lavorando di concerto agli armatori perché il settore possa essere sempre più un laboratorio di eccellenza per le procedure sanitarie”.

Leonardo Parigi