Sostenibilità e identità di gruppo, Tarros punta sull’innovazione e sul territorio

Dell’efficienza ecologica e della consapevolezza sociale, il Gruppo Tarros ha fatto un manifesto. Un programma attuato in decenni di attività, considerando che la prima portacontainer risale al 1967, anche se l’azienda mosse i primi passi addirittura nel 1828. E da allora, la crescita della società ha significato investimenti, occupazione, sguardo rivolto al domani. “Il nostro core business è pur sempre il commercio nel Mediterraneo”, racconta Danilo Ricci, General Manager del Gruppo Tarros. E il Mediterraneo è storia stessa dell’azienda, che porta nel suo nome una località leggendaria, legata allo sviluppo della comunità locale grazie al commercio. “Da sempre, trasportiamo qualsiasi cosa, anche se le nostre attività principali sono concentrate sul mondo dei container. Ma il Mediterraneo che viene solcato dalle nostre navi si allarga alle coste portoghesi e a quelle del Marocco, per cui mettiamo in relazione le varie coste di questo mare grazie a un naviglio moderno e sempre all’avanguardia sui temi dell’impatto ambientale”. Le attività di Short Sea Shipping (SSS) dell’azienda con base alla Spezia sono note anche grazie a un marchio riconoscibile e a una serie di società controllate, che lavorano sulle varie sponde del Mediterraneo.

E se il nostro Paese vive di commercio per antonomasia, Tarros vede nella logistica del futuro una grande opportunità. “Le nostre unità toccano molti porti ovviamente, ma il concetto che sta alla base di tutto ciò che facciamo è quello di arricchire i territori, impattando il meno possibile. Possiamo scalare a Genova o alla Spezia senza problemi, è un’attività quotidiana. Ma dobbiamo sapere se il trasporto da un punto all’altro, via terra, sarà più breve e più efficiente. Chiaramente c’è un tema economico, ma la filosofia dell’azienda è sempre stata improntata anche agli aspetti ambientali, e i costi di impatto, in questo senso, per noi hanno un grande significato”. Il tema della sostenibilità non è più da tempo un argomento teorico, ma è diventato esso stesso fonte di valore. Oggi però le normative e le richieste anche del mercato vanno in una direzione ben precisa. Che, conferma Ricci, è la stessa del Gruppo. “Se il sistema logistico deve essere intermodale anche per incontrare le linee guida europee e nazionali verso la decarbonizzazione, la sicurezza e l’efficienza, così i porti e i terminal si devono attrezzare per farsi trovare pronti alle nuove sfide. Le tecnologie oggi a disposizione sembravano futuristiche solo pochi anni fa. E invece le utilizziamo adesso senza problemi, vedendo come esse si trasformino in minori costi, minori impatti ambientali, e maggiori ritorni in termini di efficienza, rapidità e sicurezza.

Il racconto di Ricci è appassionato, nell’analizzare uno scenario del mondo logistico che vive una fase di forte trasformazione. “Nel corso dei primi mesi del 2023 arriverà nel nostro terminal una nuova gru, che opererà, oltre ai container, anche project cargo e carichi particolari. Si tratta di un modello ibrido, in grado di consumare meno e avere un conseguente impatto ambientale più modesto.

È un investimento importante, anche perché i nostri competitor sono società globali. Il nostro valore aggiunto, ciò che ci fa avere una clientela larga e fidelizzata, è rappresentato da quello che mettiamo in campo nella relazione con l’altra parte. Disponibilità, affidabilità, investimenti nella sicurezza e la capacità di saper anticipare le necessità del cliente”. I prossimi mesi vedranno anche ulteriori passi avanti per il terminal spezzino: “La gru è solo una prima parte, perché anticipa il piano di ampliamento del Terminal del Golfo, che ci consentirà di avere spazi maggiori e conseguentemente più treni a disposizione per l’entrata e l’uscita delle merci”. Quindi il treno come necessaria e naturale integrazione del trasporto via mare, ma non solo. “Certo che no, la tecnologia è uno dei tanti strumenti adottati dal gruppo per crescere. Il nuovo varco per l’accesso al terminal prevede ad esempio l’utilizzo di un QR Code per gli autisti dei camion, così che non debbano più scendere dal mezzo per entrare dal gate. Più rapidità, meno carta, più sicurezza sulla merce e su chi entra negli spazi portuali. Grazie al progetto Fenix che svilupperà la prima architettura federata europea per la condivisione dei dati al servizio della comunità logistica europea, il Gruppo Tarros è in grado di avvicinare i tempi di trasporto della nave container a quelli di un trasporto Full Truck”.

Ma oltre agli aspetti aziendali, c’è anche il fattore umano. “Il sistema interno per il personale vede nel singolo un grande potenziale. I nostri dipendenti sono 650, e lavoriamo mettendo in relazione 16 Paesi, 31 porti e 450 milioni di abitanti. Oltre metà dei dipendenti diretti dell’azienda sono donne, e investiamo molte risorse nella formazione, nella crescita del personale. Crediamo in questo sistema, perché siamo una società al 100% italiana, fedele alla sua storia. La Spezia è la base ideale per poter guardare al futuro del sistema intermodale, qui abbiamo le capacità per poter investire con lungimiranza, e i rapporti con il territorio sono validi. In attesa della Pontremolese, che sarebbe, ovviamente, una grande opportunità per tutto il territorio”.

Leonardo Parigi