Tra passato e presente, i cantieri alla sfida del rinnovamento

«Il grande numero di ordini ricevuti dai cantieri è ovviamente un’ottima notizia, ma tutto il settore yacht è in buona salute. Ora si tratta di investire per migliorare i trend e renderli stabili». Emilio Tincani, Marine Surveyor di “MARE – Marine Experts”, fa il punto sul presente del comparto, ma mette al centro del ragionamento anche diversi aspetti che sono determinanti per la crescita dei cantieri.

Emilio Tincani

«È innegabile che ci sia un aumento complessivo della produzione degli yacht, anche di grande stazza. E così vive un buon momento anche il mercato dell’usato, che bussa alle porte dei cantieri per attività di manutenzione e refitting. Come azienda stiamo lavorando molto, anche su unità di 30-40 o 50 metri, e i trend appaiono confermati anche per un periodo di tempo lungo». Buone notizie, dunque, anche se ci sono punti su cui si può certamente migliorare. «Se da una parte è logico proseguire su questa strada, dall’altra molti cantieri nautici rischiano di restare fermi su una modalità di impiego che rischia di farsi trovare impreparata ai cambiamenti. In Italia, troppo spesso si lavora con un rapporto tra costruttore e armatore, con poco spazio di manovra per far crescere la produzione interna. Questo si può tradurre in gravi problemi interni, quando ci incontrano modifiche al progetto o dsi devono gestire progetti con risvolti tecnici importanti. Queste dinamiche possono diventare un limite del sistema se messo a confronto con altre realtà, come la Francia, dove i cantieri si espandono in capacità di produzione grazie alla presenza di interlocutori mirati come i project manager».

MARE, società di consulenza marittima con base a Montecarlo, serve l’industria del mare in ogni suo aspetto, dai servizi P&I e insurance ai pre-purchase e ai claims. Con una rete di uffici regionali che si estende da Monaco a Dubai, da Singapore a Miami, le competenze capillari dei suoi professionisti fotografa un momento storico particolare, con molti esempi virtuosi da cui apprendere. «Nel nostro Paese ci si affida ancora troppo al singolo artigiano, alla squadra che lavora su un’unica unità», prosegue Tincani. «Questo è sicuramente un bene per quanto riguarda l’eccezionalità del prodotto, ma significa limitare anche i cantieri a una scarsa standardizzazione delle attività, con il rischio di non riuscire a mantenere una qualità omogenea del risultato».

«Oggi si preferisce esternalizzare determinate operazioni, il che crea un mercato parallelo di risorse professionali che quindi sono di difficile reperimento. Anche qui, la crescita del comparto potrebbe prendere esempio dall’estero, dove un investimento mirato punta anche a far crescere all’interno degli stabilimenti le persone che poi potranno sviluppare le attività aziendali».

La stagione estiva che si va concludendo ha visto anche numerosi incidenti tra imbarcazioni, di diversa entità. A cosa è legato questo aumento? «Probabilmente l’alto numero di unità presenti in acqua porta con sé anche nuove problematiche. Lo spazio fisico nei porticcioli è limitato, tanto più se parliamo di Italia. E questo inevitabilmente può causa tante piccole collisioni, che però non hanno fortunatamente un grande impatto. Ma i casi di incidenti anche gravi a cui abbiamo assistito quest’anno derivano anche da una leggerezza sul tema della sicurezza. C’è molta “fame” di equipaggi, e si rischia di far passare in secondo piano le esigenze di alti standard qualitativi. Il mare è un luogo eccezionale per vivere e divertirsi anche a bordo, ma dobbiamo sempre tenere nel calcolo che ogni aspetto va curato nel dettaglio, perché la tecnologia può aiutarci ma fino a un certo punto. Le capacità di un team esperto sono sempre una garanzia maggiore».

Leonardo Parigi