Lo shipping, i buoni esempi e la necessità di regole comuni

Il trasporto marittimo è senza dubbio la modalità meno impattante dal punto di vista ambientale. Lo è da sempre, a prescindere dalle scelte dei singoli governi di abbattere le emissioni attraverso l’adozione di misure anno dopo anno più stringenti.

I numeri parlano chiaro. Le navi emettono, secondo autorevoli studi scientifici, 1.000 Mt di CO2 all’anno, una cifra che rappresenta appena il 3% delle emissioni globali di CO2. Nulla, rispetto alle altre modalità.

Ma esiste un’altra faccia della medaglia che non va censurata. L’impatto del trasporto su acqua è infatti destinato ad aumentare fino al 120% se altri settori si decarbonizzeranno con successo e la modalità marittima non riuscirà a ridurre il proprio ruolo nell’inquinamento globale. 

In uno scenario credibile, secondo l’organizzazione Transport & Environment, se altri settori dell’economia riusciranno a ridurre le emissioni per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi Celsius, il trasporto marittimo rischia di rappresentare circa il 10% delle emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2050. Non basteranno, insomma, gli imponenti piani di sviluppo finanziati e portati avanti dai singoli armatori: il loro sforzo potrebbe essere vanificato dall’assenza di regole uguali per tutti, come ha recentemente denunciato il presidente di Confitarma Mario Mattioli.

La navigazione, secondo gli autori del report, contribuisce al cambiamento climatico attraverso le emissioni del cosiddetto “black carbon”, minuscole particelle nere prodotte dalla combustione del carburante marino. Le quantità più elevate di particelle di carbonio nero sono prodotte dalle navi che bruciano olio combustibile pesante. Il black carbon rappresenta il 21% delle emissioni equivalenti di CO2 delle navi, il che lo rende il secondo fattore più importante generato dallo shipping dopo l’anidride carbonica. 

Le alternative e i buoni esempi
I combustibili green shipping prodotti da energia rinnovabile come idrogeno ed ammoniaca rappresentano il modo più promettente per decarbonizzare un settore che da tempo, soprattutto a certe latitudini, è riluttante al cambiamento. Questo perché, a differenza di molti carburanti alternativi, gli e-fuel sono veramente sostenibili e la loro produzione può essere utilizzata per soddisfare la crescente domanda del trasporto marittimo. 

Tuttavia, l’adozione di combustibili eco-sostenibili non avverrà da sola. Ciò è dovuto principalmente ai costi molto elevati, nonostante i piani dell’UE per aumentare la produzione. Se adeguatamente supportata da politiche di sostegno, la domanda potrebbe raggiungere fino al 7% del mix di combustibili per il trasporto marittimo dell’UE già entro il 2030. Ciò darebbe al settore la spinta necessaria per distribuire combustibili rinnovabili e, infine, raggiungere emissioni nette zero entro il 2050. 

Grazie all’applicazione, dall’inizio del 2015, del limite MARPOL dello 0,1% nelle aree di controllo delle emissioni di zolfo (SECA) nel Mar Baltico settentrionale e nella Manica, le emissioni di zolfo di origine navale si sono notevolmente ridotte in queste aree. 

Giovanni Roberti