“Logistica, porti e connessioni intermodali: il futuro dell’Italia passa da qui”

“Semplificazioni, politiche industriali per il settore, riduzione del cuneo fiscale. Da qui passa l’opportunità di non vanificare i fondi del Pnrr”

Un gap infrastrutturale evidente (“Da 30 anni si parla di Terzo Valico”) ma la fiducia di una ripartenza nel Pnrr a trecentosessanta gradi: “Che va nella giusta direzione”, spiega Guido Nicolini, Presidente di Confetra.

Nicolini sottolinea un aspetto importante: “Il fatto stesso che circa il 25% delle risorse, tra Pnrr e Fondo Complementare, siano destinate al macro settore della mobilit , dei trasporti, della logistica, ci fa capire quanto sia ormai matura la consapevolezza che, attorno all’evoluzione di questo comparto, si gioca forse il pezzo pi  decisivo del rilancio dell’economia italiana”.

Quali sono oggi i limiti del sistema infrastrutturale italiano?

“E’ grave il fatto che dopo oltre 20 o, addirittura in alcuni casi, 30 anni si stia ancora parlando di Terzo Valico, Torino-Lione, Napoli-Bari, Asti-Cuneo, Salerno-Reggio Calabria, potenziamento di diversi hub portuali e aeroportuali merci, trafori alpini ed opere per completare il Piano Ten-T Network Europe legato ai Corridoi intermodali. Scontiamo ritardi storici anche sugli interventi in ambito portualit  e retroporti, soprattutto in relazione alle connessioni di Ultimo Miglio, stradale e ferroviario. Penso ai porti della costa toscana, al porto di Napoli rispetto all’interporto di Nola, al porto di Gioia Tauro come pure alla cosiddetta camionale a Bari”.

Che cosa lecito aspettarsi dal Pnrr?

“Il Piano nazionale ripresa e resilienza va nella giusta direzione. Ci abbiamo tanto lavorato con il Ministero, con la Struttura Tecnica di Missione, con gli uffici preposti. Il fatto stesso che circa il 25% delle risorse, tra Pnrr e Fondo Complementare, siano destinate al macrosettore della mobilità, dei trasporti, della logistica ci fa capire quanto sia ormai matura la consapevolezza che, attorno all’evoluzione di questo comparto, si gioca forse il pezzo più decisivo del rilancio dell’economia italiana. Parliamo di un comparto trasversale e indispensabile all’industria manifatturiera e a tutti gli altri settori economici. Non a caso ben quattro delle sei Missioni del Pnrr prevedono riforme o risorse per i nostri ambiti operativi di attività. Ma oltre che gli investimenti, ci stanno a cuore le riforme. Il gap logistico del Paese – ricordo per inciso 70 miliardi di euro l’anno – non dipende solo dal gap infrastrutturale. E questo “altro” per noi ha tre nomi: semplificazioni, politiche industriali per il settore, riduzione del cuneo fiscale.

Avere una politica complessiva per la logistica, significa avere un quadro normativo e regolatorio che aiuta, fluidifica e sostiene il trasporto di merci, dati, passeggeri. Siamo l’unico Paese dell’Unione Europea con oltre 400 procedimenti amministrativi e di verifica posti in capo a 19 diverse pubbliche amministrazioni che oggi gravano sulla merce e sui vettori. E potrei andare avanti citando che siamo l’unico Paese UE ad avere un doppio controllo sulle merci, oltreché quello doganale anche quello della Guardia di Finanza. Siamo l’unico Paese UE che per effettuare le analisi sanitarie a campione in fase di sdoganamento, non si affida a laboratori esterni accreditati privati, bensì utilizza solo quelli pubblici anche se il loro numero è assolutamente insufficiente. Il regolamento attuativo dello Sportello Unico Doganale e dei Controlli, dopo 5 anni è finalmente approdato in Consiglio dei Ministri, una storica richiesta di Confetra che, in linea potenziale, allinea il nostro sistema di controlli sulla merce ai modelli più performanti in chiave europea”.

Come sarà possibile conciliare esigenze di sviluppo e minore impatto ambientale, nell’immediato futuro?

“La maggior parte delle iniziative che gli operatori logistici stanno mettendo in campo riguardano direttamente o indirettamente al tema della transizione energetica con l’obiettivo di cogliere due obiettivi: da una parte diminuire i costi e dall’altra abbattere le emissioni di gas clima alteranti, una prospettiva quest’ultima sempre pi  richiesta dalla committenza. Sono progetti che abbracciano l’intero arco delle offerte di logistica primaria e industriale cos  come le soluzioni cosiddette di ultimo miglio che con fatica devono adeguarsi ad una domanda sempre più importante di servizio che scaturisce dall’aumento dell’e-commerce sia in ambito B2C che in ambito B2B. Come accade in ogni transizione, ci sono due principali difficoltà: il cambio di cultura aziendale e di conseguenza il modello di business che deve considerare per la prima volta soluzioni a risorse finite e, in secondo luogo, un tema di costi e investimenti per le nuove tecnologie intese come mezzi e sistemi infrastrutturali adeguati alle nuove tipologie di carburante a basso impatto ambientale”.

Dove ancora si deve lavorare per sviluppare le infrastrutture italiane e creare una sinergia con il settore marittimo?

“Il Pnrr è la grande occasione per avere una visione d’insieme, integrata, dell’infrastrutturazione nazionale. I porti non sono slegati dalla ferrovia, quest’ultima non lo è dagli interporti, l’autotrasporto resta strategico anche se trasferiamo quote di merce sui binari. Ma senza fluidità e tempi certi le merci continueranno a preferire Rotterdam a Genova e per il cargo aereo, Francoforte a Malpensa. Voglio dire che reti materiali e immateriali sono un tutt’uno. Torno a quello che ho detto prima: possiamo avere il pi  bel porto del mondo, ma se per imbarcare o sbarcare la merce devi fare pratiche su pratiche e, in più, la pubblica amministrazione è carente di personale, ecco che il nostro gap competitivo non si colmerà mai”.